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Aggiornato: 3 giugno 2025


Domine non sum dignusTuttavia il Mastai nella guisa, che ogni prete dabbene dopo avere per tre volte detto: Domine non sum dignus, si mastica bravamente il Redentore, profferita appena la propria debolezza montò ardito, e franco nella barca di San Pietro, ed agguantato il timone si commise in mezzo al mare tempestoso.

A giudicarne dal poco tempo che il Mastai cinse la spada si ha da credere, che in onta al suo panegirista anch'egli si reputasse legno da cavarne po' poi un Giulio Cesare o un'Alessandro Magno; però di corto barattò la spada in aspersorio, e l'elmo per la tonsura: andò compagno a Monsignore Muzi nell'America meridionale donde tornato nel 1825 resse prima l'ospizio di S. Michele, poi fu arcivescovo di Spoleto, e vie via vescovo d'Imola, e Cardinale senza infamia, e senza lode.

Queste segnano per un caso assai strano, il sorgere e il cadere dello stesso papa, Pio IX, l'ultimo dei papi che ha governato Roma da monarca terreno. Quando avvenne la prima di queste inondazioni, il 10 dicembre 1846, erano passati solo cinque mesi dall'elezione di Mastai: il nuovo papa festeggiava i trionfi dell'amore e dell'entusiamo d'Italia, come non li ebbe forse mai alcun suo predecessore.

E papa e senato aspettavano ora la decisione dell'imperatore; scusabili dunque tutti e due, se si voglia, sulle condizioni de' tempi; tutti e due condannabili, se si attenda a quel dovere di tutti i tempi, di non dividersi in presenza allo straniero; quel dovere che ben fu, a distanza di otto secoli, saputo adempiere da un Lanzone a Milano, da un Mastai a Spoleto.

Parola Del Giorno

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