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Aggiornato: 20 novembre 2025
Alla profezia, tutti guardarono verso il largo; e non parlarono, Erano marinai forti e indurati alle vicende del mare. Avevano altre volte navigato alle isole dalmate, a Zara, a Trieste, a Spálatro; e sapevano la via. Alcuni anche rammentavano con dolcezza il vino di Dignano, che ha il profumo delle rose, e i frutti delle isole. Comandava il trabaccolo Ferrante La Selvi.
Presto, presto, gridò colui che sedeva al timone, allontaniamoci prima che il vapore si sommerga e formi il vortice. I marinai si misero a vogare con quanta lena avevano, ma fosse il peso della barca, fosse la corrente contraria, noi facevamo ben poco cammino. E intanto a qualche centinaio di metri da noi il vapore andava a grado a grado sprofondandosi nell'acqua.
Ricordo un'altra volta: Bianca benchè legata dalle abitudini signorili e sdegnose della sua vita semi-aristocratica, venne con me felice in un piccolo albergo da marinai piuttosto sporco. Unico albergo che non fosse pieno, in una citt
Erano i due genovesi, Cosma e Damiano, che apparvero alla presenza del signor almirante in veste da gentiluomini. La cosa non doveva parer strana a nessuno. Tutta la marinaresca sapeva da un pezzo che quei due erano marinai per celia; sebbene, lavorando e faticando come gli altri, non avessero fatto niente per celia.
Piloti e gentiluomini di poppa risposero con vivi segni di approvazione; i marinai, grandemente mutati da quelli dei giorni innanzi, batterono le mani. L’almirante si ritirò nella sua cameretta; e l
Due marinai stavano appoggiati al capo di banda, un po’ in disparte dai loro compagni, e ragionavano di cose vane, non tali da destare l’attenzione dell’almirante. Ma il tono è quello che fa la musica; e quei due cantavano in un tono che doveva far senso a messer Cristoforo Colombo. Parlavano, a farvela breve, in vernacolo genovese. Come mai due genovesi a bordo? Ed egli non ne sapeva nulla?
Ogni paesaggio, ogni scena, ogni figuretta le ridestava nell'animo un ricordo; la tuffava nel passato. Quante volte, nella sua infanzia, ella non si era ritrovata ad animare con la fantasia le figure dai colori vivaci e dalle linee inverosimili e spesso ridicole che adornavano le pareti di quella cameretta! C'era una nevicata su la costa della montagna con una capannuccia quasi sepolta nella neve e due fanciulli a poca distanza, che le ricordava tutta una storia di miseria, di sventura, di eroismo; storia di poveri montanari sopraffatti da valanghe, lottanti con frane e gelo. C'era una nave nel mare burrascoso con passeggieri e marinai in atteggiamenti disperati, che le risvegliavano in cuore l'antica piet
I servi del palazzo avevano lasciato fare i marinai, perchè sapevano che quella dama forestiera, di cui ignoravano il nome, si era suicidata. A Gabriella, per ordine del duca, erano stati fatti magnifici funerali, che a Marco sembrarono come un'amara derisione al passato della sventurata figlia del cavaliere dell'Isola.
Quando il giovane apparve dalla murata e la scavalcò, era rosso in viso, confuso ed ansante. Teneva nella sinistra un mazzolino di violette. Dovevano stargli molto a cuore se neanche la ginnastica necessaria per montar su lo aveva deciso a sbarazzarsene. Due file di marinai, con gli ufficiali alla testa, gli si aprivano dinanzi; in fondo stava il comandante, suo padre.
Il primo a comparire fu uno dei due marinai italiani, ordinanza del comandante di fregata, siciliano, nato a Porto Empedocle, di nome Ranni, un giovanotto di venticinque anni, di alta statura, di forza erculea, d'indole buonissima, sempre grave come un magistrato, e dotato della singolare virtù di non stupirsi di nulla, di trovar tutto naturale, come il Goe delle Cinque settimane in pallone, di meravigliarsi soltanto della meraviglia degli altri.
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