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Al primo incontrarsi parlarono di cose indifferenti, con quello scambio di frasi usuali, che la circostanza suggeriva. Ma il conte Mangilli, deciso, a non lasciarsi sfuggire l'occasione che aveva cercato, trovò il modo di entrare difilato in argomento. Non vi si vede più, professore. Vi siete messo a fare propriamente l'eremita. Che cosa vuol dire?

Vige ed Agnul corsero subito fuori e con meraviglia videro scendere dal legno il conte Leonardo Mangilli, che col suo fare burbero e colla ciera più scura del consueto venne loro incontro sollecitamente, accennando colla mano al carrozzino. Che c'è? che c'è? domandarono.

Una sera, al Caffè della posta, un vecchio amico di casa, il conte Leonardo Mangilli, un burberaccio che godeva in paese la fama di un vero orso, mentre gli altri, venuti a conoscenza del divisamento del Sant'Angelo, gliene davano in coro gran lode, s'era lasciato scappare una delle sue solite sfuriate: Eh! una giocata al lotto, professore mio!

Ai coniugi Sant'Angelo si era unita subito una famiglia di Fontanabona, solita per vecchia abitudine a trascorrere con essi quella giornata, più il conte Leonardo Mangilli, arrivato egli pure allora allora col suo cavallino, e qualche altro conoscente.

Le cose risapute dal Mangilli misero l'inferno nell'animo del professore; e se da un lato comprendeva di dovergli riconoscenza per quella prova di amicizia, dall'altro quasi dolevasi ch'egli non gli avesse risparmiato una pena così crudele.

Non che il Mangilli dentro di avesse potuto far tacere neppur allora le convinzioni, che aveva sempre avute in fatto di matrimoni. Celibatario impenitente, pensava con una certa soddisfazione che lui non si sarebbe adattato giammai a quello che il Sant'Angelo faceva. Ma sebbene attaccato con tanta fermezza alle sue teoriche, ammetteva questa volta volentieri l'eccezione; e poichè il suo amico s'era risolto a quel passo per la propria felicit

Sicuramente, una morale, di cui io ho principiato ad approfittare per mio conto. Ed è questa: che con quarant'anni sulla gobba si commette la più grande corbelleria a lasciarsi pigliar dall'amore. Poi, beato chi è solo; quanta pace di più! E quante gioie di meno! esclamò subito la signora Chiara, alla quale le sortite pessimiste del Mangilli avevan sempre irritato i nervi.

Il Mangilli approfittò per lasciar "scappare il razzo" di un breve intervallo prima della "bella" ossia della partita che doveva essere l'ultima della giornata e nella quale prè Zuan dichiarava che avrebbe salvato l'onore delle armi. Ma il "razzo" del conte Nardin ebbe effetto grande che la "bella" non ebbe più luogo.

Ma chi in questa occasione se la godette un mondo fu il bravo conte Mangilli, che per il primo potè portare la notizia in "pieno campo nemico" ed anzi al quartiere generale, avente, come si sa, la sua sede nel Caffè della Posta a Tricesimo.

E il Mangilli infatti aveva dovuto far violenza a stesso per non dar fuori in più aspre invettive. Che nello schiudere con tanta generosit