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Aggiornato: 10 ottobre 2025
E qui ci facevan l'onore d'immedesimarci coll'esercito condotto contro di noi da Farini. Non giungendo le legioni d'angeli e fuggendo, a rompersi il collo, quelle dei cafoni, i nostri rimasero padroni assoluti di Sora, ove prima cura fu quella dei feriti e poi quella di seppellire i morti.
Poi trasvolò, coll'aquile Delle legioni, a Roma; Ed intrecciando i lauri Alla flüente chioma, Cantò i trionfi, il sonito Delle tube guerriere, Le spoglie e le bandiere Del Lazio vincitor. E quando la Repubblica, L'invincibile atleta, Sotto il pugno di Cesare Si sfasciò come creta, Ella, che adora il genio, Nella bellezza avvolto, Baciò, plaudente, in volto L'audace lottator!
Ma su Clelia vegliava Attilio, suo compagno d'infanzia, ventenne, robusto artista, il coraggioso rappresentante della gioventù romana, non della gioventù effeminata data alle dissipazioni, piegata al servaggio, ma di quella da cui usciva un giorno il nerbo di quelle legioni, davanti alle quali la falange macedone indietreggiava.
I nostri erano imperterriti come vecchi soldati: gli Spagnoli ammirabili; nelle legioni Italiane non mancavano spiritosaggini, nè arguzie.. Guarda, se con quegli elmi non paiono civiconi del quarantotto! Diceva uno. Mirali bene... che vadano a godere della sua grazia di Dio! Coraggio amici, si gioca l'ultima carta... o si sballa o saremo eroi.
E quando il cantore dei Sepolcri, negl'immortali suoi versi eternò Milziade ed i suoi valorosi di Maratona, egli non pensò certamente alle legioni vincitrici della falange macedonica. Eran trecento Sì! trecento i giovani romani che agli ordini di Muzio tramavan la liberazione di Roma. Trecento!
Poi ordinava in battaglia sempre nuove legioni di scarabei, di farfalle e d'altre minute bestiuole, a complemento delle sue collezioni; perdeva le ore intorno alle antenne di un grillo, alle alucce di una libellula, con una sollecitudine, con una pazienza da scienziato tedesco.
Qui gli antichi Etruschi dopo essere stati disfatti in battaglia campale dai Romani nella pianura, fecero fronte per molto tempo ancora alle legioni vittoriose. Non pensano certo gli assalitori, egli soggiunse : che non siamo più in pochi, e che abbiamo giù le nostre donne da proteggere!".
E stringeva l'anima di una cupa e ferale tristezza il sapere quale istinto, spingeva quei voli, che tra le fradice carni dei cadaveri avevan pure a fermare le penne. E in quella un buffo di vento, pregno d'un odore fetentissimo, ammorbante e come di sangue, soffiò quasi ad annunziare, che quelle legioni della morte andavano a sicuro viaggio, a certa preda.
Epist. 32. 80. Il testo preciso della lettera 18. l. V. di papa Gregorio al patriarca Giovanni merita grave considerazione, ed è questo: «tu togli a tutti l'onore dovuto e lo concentri in te; così facendo tu ti proponi a modello colui che disprezzando le legioni degli Angioli suoi uguali tentò elevarsi a singolare altezza onde non più soggetto ad alcuno potesse dominare a tutti.
I Sanniti, invece, avevano contro di loro le formidabili legioni che finirono per passeggiare padrone sulla faccia conosciuta della terra le vinsero ed inflissero loro la più umiliante delle ignominie, quella di farle passare curvate sotto le forche erette per oltraggiarle.
Parola Del Giorno
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