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Aggiornato: 8 giugno 2025
Aperte le ville, aperti e addobbati gli alberghi, popolato il lago di barchette, rallegrata l'aria dal suono delle bande che i vari paeselli mandavano a gara, gi
Alla polizia ducale, forse venti giorni prima, era giunta notizia di una festa sulle rive di un lago, di discorsi pronunziati, di evviva all'Italia, di voti temerarii per la distruzione dell'ordine stabilito, di una piemontesata, insomma, come allora si diceva, riferendo ogni protesta, ogni dimostrazione di sentimenti patrii, alle mene, alle istigazioni dell'aborrito Piemonte. Capi di quel tentativo, di quel principio di ribellione, erano i Guerri, i ricchi padroni delle Vaie, nè da meno di loro si era mostrato un parroco, che aveva osato imporre ad una barca il nome scomunicato d'Italia. La cosa era enorme, tanto enorme, che a tutta prima non si voleva credere alle relazioni avute. Si erano chiesti nuovi particolari, e i nuovi particolari avevano confermati i primi, aggravandoli. L'autorit
Quella vista, e la torbida apparenza del cielo che si rifletteva nel torbido lago, gl'influirono potentemente sull'animo, e guardò a lungo le cinque o sei fosse, che gli stavano all'intorno scavate, con un'aria così profondamente mesta, che avrebbe fatto senso a chicchessia.
Si era ai tempi, lo ricordate, che tutta Europa si dava pensiero di uno smisurato piroscafo inglese, chiamato per l'appunto il Leviathan dei mari. Oggi, il signor Francesco Guerri, se dovesse parlare del burchiello che aveva destinato al lago della Ninfa, lo paragonerebbe più volentieri al Duilio.
Quanti non ne abbiamo visti noi di questi alpinisti ciabattoni sulle rive del lago, o alle acque termali, i quali vengono per osservare la natura e non la intendono, salgono un monte, come i due onesti coniugi e droghieri Gibella, e si fermano meravigliati a guardare le teste di morto di un vecchio ossario, o un verme che attraversa la strada, nè mai danno un'occhiata d'intorno perchè trovano che anche fuori del loro paese, dal grande al piccino, le cose hanno tutte lo stesso andazzo; dappertutto cielo, terra e montagnaccie, seccature, gabbamondi e ciarlatani di ogni specie.
Passata la notte del 30 a Varese, mosse all'alba dell'indomani per la gran strada di Laveno; giunto a Germonio, sostò per studiare il piano e raccogliere notizie dopo di che decise di tentare di notte la sorpresa del forte: e si inoltrò con la brigata fino a Citiglio, lasciò dietro di sè a Brenta il secondo Reggimento, ed a Germonio sulla strada di Varese il terzo, mandò segretamente Bixio e il Simonetta nell'altra sponda del Lago, perchè vi raccogliessero barche ed armati, con cui tentare un abbordaggio contro qualcuno dei vapori Austriaci ancorati a Laveno; e ciò disposto voltò a sinistra per Mombello e andò a collocarsi a due chilometri dal forte di Laveno, diramando tosto i suoi ordini per attaccarlo.
Passeggiando però egli ogni sera, sulle amene sponde di quel Lago, vedea, semi nascosta dietro le persiane, Letizia, una piacente ed espressiva fanciulla. Presto e volentieri quei quattro occhi si incontrarono, creando una corrente elettrica, di soddisfacente potenza.
L'arma dei conti d'Anguillara reca incrociati due serpenti o anguille: a me almeno quei segni sono sembrati anguille e dapprima credetti che anche il cognome derivasse dalle anguille del lago.
Dalla parte di mezzodì si affaccia alla costiera di Miravidi, la verdissima valle del Piccolo San Bernardo; la più corta, la più varia, fra quante sono tributarie della Dora Baltea, dominata dalle ghiacciaie del Ruitor le cui acque formano in alto il lago di Santa Margherita e scendono poscia nella fertile conca della Thuille per via di stupende cascate fra i boschi.
Ma, né tutte queste eran per anche conquiste vere o riconosciute, né il commercio od anche meno la potenza italiana eran tuttavia principali nel Mediterraneo, né anche meno era tornato questo all'onor di lago italiano. Ora sí, ciò rivedremo.
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