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Lady Elisabeth Keith era irlandese, e perciò più cattolica che il papa e i monarchi di Spagna. Ella era vedova. Suo marito, scozzese, ufficiale superiore nell'esercito della Compagnia, era morto alle Indie. Dopo questo avvenimento, lady Elisabeth aveva stabilito il suo domicilio a Napoli, il cui clima le sorrideva. Ella aveva adesso sessant'anni. Nella sua giovinezza era stata una meraviglia di belt

Era l'una dopo mezzodì. In casa lady Keith egli era conosciuto: don Gabriele vi accompagnava sovente il colonnello ed il marchese. Il portinaio lo lasciò entrare. Don Gabriele dimandò della cameriera di Milady. Impossibile di veder madama in questo momento, disse la cameriera. Ho pertanto bisogno di parlarle ad ogni costo. Davvero, vi dico che è impossibile. Arrivo da Roma, insistè don Gabriele.

Gli altri abituati comparvero a loro volta, come al solito, ed entrarono direttamente negli appartamenti abitati dalla padrona della casa, dopo aver fatto la loro visita ai cani, maniera graziosa di piaggiare lady Keith, la quale aveva sempre delle storie intime da aggiungere alla biografia dei suoi ospiti e dei suoi pensionari.

Lady Keith vi veniva a leggere ed a scrivere quando i cani facevano troppo strepito sotto le sue finestre. La sua biblioteca era in una stanza al pianterreno. L'altro piano conteneva il suo piccolo museo di oggetti di arte e di oggetti curiosi di storia naturale. Le pareti erano tappezzate di magnifici quadri antichi e moderni.

Il conte esaltò la perspicacia ed il coraggio di S. M. e disse: che come gli era vietato di avere gli occhi e le mani nelle dimore di certi stranieri, egli non poteva evidentemente indovinare ciò che vi si ordiva, e che perciò egli non era colpevole di aver ignorato ciò che accadeva in casa lady Keith.

Ella nascose l'avventura a lady Keith, credendosi vituperata dal selvaggio assalto di cui era stata vittima. Il gesuita se lo sapeva bene. Lo scuotimento di quell'attentato non si era ancora rassettato, allorchè, una settimana dopo, ebbe luogo l'altro avvenimento.

Lady Keith le dimandò con un interesse assai freddo, ciò che la avesse appreso a Napoli sull'incarceramento di suo fratello. Bambina rispose con una parola: nulla! Lady Keith non insistè oltre. Bambina ebbe il tatto di non soggiunger altro. Ma quell'indifferenza della sua protettrice pesò sulla discussione che seguiva il suo corso nella sua coscienza.

La vista di Bambina, quel viso infantile, quell'occhio profondo velato di tristezza, quelle labbra che imboccavano la rugiada dell'amore, quella tinta lattiginosa, somigliante ad una vernice formata dal trasudamento dell'anima, ricordavano a lady Elisabetta la via lattea della sua giovinezza. Ella si sentì madre.

Quando Don Diego mise il piede in casa sua, Bambina si decomponeva, dopo quattro giorni in una specie di nicchia, cui lady Keith le aveva comperata, in una cappella di Confraternita al cimitero.

Padre mio, rispose Bambina arrossendo, ciò che voi dite è forse esatto; perocchè io discutevo in me stessa, in questo momento, se non andrei a vedervi in giornata. Una grande sventura si abbatte sul mio capo. Che sventura, figliuola mia? Mio fratello è arrestato. L'ho appreso ieri. Lady Keith me ne informò, ed io veniva appunto a portarle una risposta.