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Aggiornato: 11 giugno 2025
Io m'inchinai rispettosamente dinanzi alla folla assembrata sulle zattere e lungo la spiaggia, e vi fu un momento in cui mi sentii il prurito di arringare la moltitudine e di guadagnarmene la simpatia facendo l'elogio dei merli bianchi, ma il bisogno di servirmi degli interpreti che avrebbero ammorzato colla loro lentezza tutto il mio fuoco oratorio, me ne distolse.
Sin da quella sera (Mario essendo venuto a farle visita) essa cominciò a trattarlo freddamente; s'adirò anche perchè lui non mostrava d'essersi accorto del suo mutamento repentino, e seguitava a frequentare in casa come per solito: non si curava dunque di lei quello scapestrato! E al marito che un giorno gliene ritesseva l'elogio, disse: che a lungo andare quel suo amico ristuccava; era ridicolo con quei suoi modi svenevoli, pretenzioso colla sua aria di superiorit
L'Elogio del Cabanis recitato dal Tracy fu tradotto in italiano da Defendente Sacchi sopra il manoscritto dell'Autore e pubblicato nel 1834 a Piacenza. Il fatto ci è affermato dal professor Magenta, il quale aggiunge che il Voltaire appartenuto al Manzoni "era un magnifico esemplare parigino del 1785, di circa 100 volumi in-8°, legati in marocchino col labbro dorato.
Fra i poeti che destarono maggior entusiasmo nel giovine Manzoni vuol essere ricordato, per l'appunto, questo Lebrun. {P. D. E., da non confondersi con un altro poeta Lebrun (P. A.) nato nello stesso anno, in cui nacque il Manzoni, morto membro dell'Accademia Francese, di cui il Dumas figlio ebbe a tessere l'elogio insieme col D'Haussonville. Questo Lebrun ebbe pure una gloria precoce, cantò pure le vittorie napoleoniche, e ottenne perciò anch'esso una pensione annua, ma di soli 1200 franchi.} Egli era nato nel 1729, e s'era acquistato fra i suoi contemporanei il nome di Pindare francais. A quattordici anni aveva gi
Io non poteva indovinare chi fosse chiuso sotto quel marmo, poichè la menzogna non ne aveva tessuto l'elogio; ma comprendeva lo strazio di chi ne aveva lagrimato la morte. Più oltre erano nuove iscrizioni, e tutte levavano a cielo le impareggiabili virtù del defunto, e compiangevano lui morto, come se egli avesse a mendicare ancora sulla terra il pane, gli onori e l'adulazione.
E a questo proposito mi ricordo d'aver conservato l'elogio che hanno stampato a Lecco, quando morì quel nostro povero zio prete, che fu un gran mangiatore di libri anche lui e che a furia di libri morì pitocco come Giobbe. Penso che ci siano lassù dei periodi che possono andar bene anche per questo avaro. Ogni paio di calze e ogni camicia vanno bene ad un morto.
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