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Aggiornato: 4 maggio 2025
E più volte ho provato in petti umani D'espandere l'arcana angoscia mia, E come a Giobbe i consiglier suoi vani, In me quelli accrescean melanconia; E chi i gemiti miei diceva insani, Chi crollava la testa e non capìa, Chi fingea compatir, mentre in secreto Io lo scorgea de' miei tormenti lieto.
E il tuo libro d'amore isconsolato, Benchè riscosso immensi plausi avesse, Benchè da te qual prima gloria amato, Bench'opra non indegna a te paresse, Talor gemer ti fea, ch'avvelenato Un sorso gioventù quivi beesse D'ira selvaggia contra i fati umani, Ed idolo Ortis fosse a ingegni insani.
Neppure a' dì lontani Quando me travolvean disegni insani, Quando far forza ai casi ambito avrei, Sì che a' brandi stranieri onta tornasse, Con chi gli altari odiasse Affratellato io mai non mi sarei.
A questo periodo precisamente si riferisce, e da tali avvenimenti e giudizî insani fu provocato, il celebre discorso pronunziato da Filippo Cordova nella Camera dei Deputati il 9 dicembre 1893.
Pur, grand'arte esser vuole: io fei piú grida sparger fra 'l volgo: or, che ti appresti forse a ripigliare Ottavia; ov'ella possa d'alcune taccie di maligne lingue purgar sua fama: or, che gli oltraggi insani fatti a Poppea, destato a nobil ira aveano il cor d'Ottavia stessa; e ch'ella di pace in Roma apportatrice riede, non di scompiglio...
Parola Del Giorno
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