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Aggiornato: 10 giugno 2025


Diffatti poco stante, ad un trivio, lo trovai seduto a terra col capo fesso, col naso ferito, col viso insanguinato e colla gamba spezzata prestar mano impassibile agli infermieri, rammaricarsi d'essere impedito dal combattere, e raccomandare che la disgrazia rimanesse celata alla moglie. Garibaldi aveva ordinato che s'arrestasse un prete fuggitivo.

Uscirono dalla infermeria, Maddalena sostenuta dal marito, e la Beppina trasportata da due infermieri. Adagiarono le misere donne in una carrozza che le condusse all’albergo. Chiamato subito un medico, la Maddalena fece uno sforzo sovrumano per assistere la nuora, reggendosi appena sulle gambe. Beppina era incinta di quattro mesi.

Entrò in furore, contro il figlio, contro il Salapolli, contro i domestici, minacciando rovine e vendette; aveva l'occhio fosco, fremeva, fiutava in aria, s'aggirava per le stanze come una belva. Bruno dovette rassegnarsi con le lacrime agli occhi a chiamar due infermieri; il Salapolli scrisse in tutta fretta alla contessa, avvertendola di quanto avveniva.

Il povero Lolò era stato per l'amico, il più devoto e il più paziente degli infermieri. Una suora di carit

Il medico e i domestici accorsero a lui, come infermieri al primo delirio di un malato. Regnava nella sala un silenzio solenne. Abrakadabra! Abrakadabra! Abrakadabra! tuonò la voce del signore. E portò la mano alla fronte, rimanendo nella attitudine dell'abbarbagliato che invoca dalle tenebre una luce più veritiera. Ma quella sera l'Abrakadabra non doveva essere l'ultima parola del signore.

Di sopra, appoggiato a due infermieri, scendeva al gran cortile soleggiato ove i parenti, aspettandolo, gli preparavano cuscini in una carrozza un giovane convalescente, ancora assai pallido, ma così lieto, così felice d'andarsene! Gl'inservienti mi riconobbero. Oh, signor dottore nostro! Riverito dottore! Beato chi vi rivede! Mi sorrideva anche il convalescente, con lievi cenni di saluto.

Pensavo: "Egli vive, e la sua vita è tenace. A pena nato, non respirava. Aveva ancora sul corpo, quando io l'ho veduto, tutti i segni dell'asfissia. Se le cure della levatrice non l'avessero salvato, ora non sarebbe più se non un piccolo cadavere livido, una cosa innocua, trascurabile, forse dimenticabile. Io non d'altro dovrei occuparmi che della guarigione di Giuliana. Non mi moverei di qui, sarei il più assiduo e il più dolce degli infermieri, riuscirei a compiere la trasfusione vitale, a compiere il miracolo, per forza d'amore. Ella non potrebbe non guarire. Ella risorgerebbe a poco a poco, rigenerata, con un sangue nuovo. Parrebbe una creatura nuova, scevra d'ogni impurit

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