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Aggiornato: 14 maggio 2025


Dunque, torniamo a bomba, poichè bomba va. Sono stato al Teatro Francese, ho assistito alla centième de Hernani e ne parlo come di uno spettacolo che mi ha fatto un gran senso. Non ho da difendere l'orditura del dramma, da palliare certe imperfezioni, da attenuare i bei difetti della gioventù dell'autore. Sento nello Hernani il caldo della passione, ci vedo la grandezza del fare cavalleresco, proprio del paese e del tempo in cui è collocata l'azione, insieme con quella variet

Ad ogni intermezzo, poi, compariscono i nani e il gigante cinese; i nani sono alti sessanta centimetri; il gigante due metri e trentacinque; dico trentacinque. Quando gira attorno, avvicinandosi alle gradinate, e sorride, si ha paura d'essere attratti, mandati giù per quella bocca, come un rosso d'uovo. Sequitur lamentatio. Usanze barocche. Il tempio dell'arte drammatica. La entième de Hernani.

Ma quale distanza da quei tempi al nostro! Ora quegli sdegni pudicamente accademici non si capiscono più; le celie non hanno più eco; i dardi della critica si sono spuntati; una cosa sola rimane, l'ammirazione del pubblico pel teatro di Vittor Hugo. Stupendo teatro! E come lo si rivedrebbe tutto volentieri, rappresentato da questi valenti artisti della Commedia francese! Cromwel, Marion Delorme, Hernani, Angelo, Marie Tudor, Lucrèce Borgia, Le roi s'amuse, Ruy Blas, Les Burgraves, creazioni immortali! E dire che qualche critico, oggi ancora, fa colpa a Vittor Hugo di aver voluto essere uno Shakespeare! L'ambizione, dopo tutto, era nobile. Ma uno Shakespeare riveduto e corretto; che orrore! Fermiamoci qui e mettiamo in chiaro la faccenda. Non consta da nessun documento che Vittor Hugo abbia mai detto o pensato una cosa simile. È da credersi solamente che chiunque, oggi, foss'anche un altro Shakespeare, si mettesse a scrivere pel teatro, non potrebbe più, vorrebbe, dar libero corso a quei getti d'eufimismo che guastano la semplicit

L'autore dello Hernani m'invitò a un suo ricevimento; e dovrei dire: alla sua corte, perchè egli aveva l'aria di un sovrano detronizzato, in quel gran salone illuminato da splendidi lampadari di cristallo veneziano, tappezzato di stoffa di seta, col pavimento coperto da magnifici tappeti, e dove da un lato e dall'altro, in doppia fila, zitti, o parlando sommessamente tra loro, quasi non osassero accostarsi molto da vicino al maestro stavano seduti gli ultimi cortigiani della maest

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