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A diciassett'anni aveva conosciuto un piccolo marinaio, bruno e atticciato. Si chiamava Vincenzino. Un cuor d'oro. Il marinaio a momenti avrebbe terminata la sua ferma, sarebbe tornato a Napoli, l'avrebbe sposata. Glielo aveva promesso da un anno; quando giurava si metteva la mano nera sul petto, gli occhi lucevano.

Dopo una di queste scene solitarie, di questi duelli misteriosi fra un libro e una fanciulla, essa si adirava con stessa, giurava di non rilegger più il Canto V dell'Inferno e per una settimana al più, manteneva il giuramento... con grande stento però, con immenso sagrifizio.

Pensava a mille modi per ottenerla, non rifuggiva davanti a nulla, gli sembrava ridicolo di non osare, pensava quanti non sarebbero stati per un sol momento nemmeno toccati dai rimorsi che lo arrestavano. Altre volte invece temeva, si accusava, disperava, voleva partire, giurava a stesso di non aver nulla da rimproverarsi.

E s'un giurava per Dio, si torcea facendosi la croce prestamente; e poi, volgendo l'occhio, dicea piano: Non nominate il Signor nostro invano. Ma scandol sempre giva mulinando: mai non tenea la sua mente in quiete.

Egli giurava a stesso, alla Nena, a Dio, ai Santi che aveva avuto ragione di vendicarsi come si era vendicato, che nemmeno il Padre Eterno avrebbe avuto più pazienza di lui, che altrimenti sarebbe stato uno stupido, un vigliacco: ma non osava di guardare la Nena, e quanto più alzava la voce e smaniava, tanto meno riusciva a nascondere, a soffocare quell'altra voce che gli usciva più forte dalla coscienza.

Accolto siccome capo e in contatto continuo coll'Assi e con quanti stavano alla direzione dei nuclei, ei mi giurava che potevano e volevano. Quanto mi adoprai a raccogliere per altre vie raffermava le relazioni dell'inviato.

Certo lui li avrebbe aiutati. Ma aveva i vecchi debiti di Nino da pagare; e poi tutti, tutti andavano a farsi dare denari da lui. Parenti lontani, vecchie conoscenze, amici decaduti, tutti gli scrivevano periodicamente domandando quattrini. E lui s'arrabbiava, e giurava sempre che questa era l'ultima volta... L'unica persona della famiglia che fosse ricca era Carlo.

Il mare si fece cattivo: un colpo di vento portò via tutte le panche che erano a poppa e dove ci eravamo seduti il innanzi: il nostro stato era deplorevole: lascio dapparte certe descrizioni che urterebbero il delicato sentire dei miei lettori e delle mie buone lettrici; lo stesso Capitano non sapeva più che pesci si prendere: l'equipaggio giurava per tutti i Santi del Calendario Cattolico di non essersi mai ritrovato in acque brutte.

Il vecchio era uno sfegatato Napoleonista, e giurava che a' tempi della tirannide non si offendeva la pudicizia di una signora, svestendosi innanzi a lei. A tale protesta nessuno potè trattenere le risa: persuademmo i giovani a venir via, si diè due prese d'imbecille al tarpano, e tutti insieme si andò in una vicina casetta, dove bevemmo di nuovo.

Lilla si doleva della congiura che le avevano ordita dintorno i parenti e i congiunti tutti, per farla sposa ad un altro; ma giurava a Paris che, innanzi di consentire alle nozze, si sarebbe chiusa in un monastero.