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Si aspettava la colazione in giardino. Olga, seduta in una poltrona americana, si dondolava con una mossa pigra, che le stava bene. Milla, appoggiata alla balaustra del terrazzo, coglieva dei gelsomini; accanto a lei, la Contessa Garbi tentava con molto, ma vano buon volere un acquerello infelice. Più in l

Si pose a sfogliare le rose, lasciandone cadere i petali nella cassa, come una pioggia delicata; buttò via gli steli nudi e verdi. Poi sfogliò i gelsomini che le cadevano fra le dita, lievi ed olezzanti. Rimase a guardare l'opera sua, tutta sorridente. Zia Angiolina crollava il capo con la sua grand'aria sentimentale. Che faceva il ventaglio nero, laggiù, nell'oscurit

Ci vedremo allora, non mancherò diss'ella ridendo. Poi tacque improvvisamente. Massimo, per ringraziarla, si mise a cogliere dei gelsomini bianchi, odorosissimi, li raccolse in pugno, tentò due volte di buttarglieli sul balcone: ma erano così leggieri che caddero in istrada, candidi, roteanti. Peccato, peccato! gridò lei, che aveva indovinato il grazioso pensiero.

E restò a guardare, giù, come se potesse ancora scorgere quella pioggerella di gelsomini odorosi. A un tratto, ella diede un piccolo grido: Che è? Ne ho trovato uno, per terra. Grazie! Sul balcone di Luisa un'ala di ventaglio si agitava ed egli ne vedeva luccicare le stelline: Siete voi, che avete quel ventaglio? ; perchè? Perchè pare un pezzo di firmamento.

Nell'aria della notte limpida, si spandevano acutamente gli odori forti delle alghe, i soavi profumi delle gaggie, dei gelsomini, e magnolie e reseda. Lucia si abbandonò al piacere di respirare liberamente l'aria profumata. Il riposo dello spettacolo che le si spiegava dinanzi, la calmò come un bagno fresco.

Il povero Zecchini non sapeva che cosa pensare. Intanto l’amore del capitano Bonifazio andava di pari passo colla congiura. Al giorno godevano il sole di maggio sotto la pergola dei gelsomini, e vagavano per le colline, soffermandosi ad ammirare i lontani orizzonti, e il sorriso di primavera sulle rive dei laghi.

Zia Angiolina sospirò, osservò accuratamente le sue mani che aveva conservate morbide e bianche, le trovò di sua soddisfazione, stette per dire qualche cosa al ventaglio nervoso, ma se ne pentì e non disse nulla. Cecilia ritornò; era tutta rossa. Portava un grande cespo di rose gialle e certi lunghi rami di gelsomini bianchi rampicanti.

Salivano fino a Cecilia Rigotti, immobile nella sua contemplazione, gli effluvi delle piante aromatiche e l'acuto odore dei gelsomini che si arrampicavano fra la verdura lucida, ai ferri della sottoposta finestra. Cecilia respirava con volutt

Proseguiamo poi per un sentiero che sale fra boschi in cui predominano mirti, tuie, piante dalle foglie della magnolia, ma più scura e meno lucida, rose, gelsomini e molti arrampicanti.

Lo trovarono insieme, questo nome. Nelle sere di estate, presso la terrazza carica di gelsomini odoranti, essi avevano letto l'una accanto all'altro, con le teste che si toccavano, il libro di Pierre Loti: Japoneries d'automne. Era anche un ufficiale di marina, lo scrittore, e aveva lasciato nella patria delle persone care, eppure aveva amato il paese delle donne piccoline, degli uomini gialletti e delle casette che chiudono e si aprono come uno scatolino di domino. E il libro era anche così triste, poichè le due nostalgie vi formavano un insieme di tristezza; e Luisa e Paolo, talvolta, si fermavano, guardandosi, colpiti dalla medesima malinconia. Si amavano un poco, ambedue: ma non lo dicevano e ciò sembrava loro anche più delizioso, in quella libert