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Piove. Il mare fuma di pesante nebbia. Io pure fumo con iracondia queste saporite sigarette spagnole, fatte con tabacco dalla foglia nera. Quando vi piegate sul bigliardo per misurare il colpo di stecca, voi, Madlen, nella succinta gonna che vi dondola sopra le caviglie, siete frivola e seria come le figurine di certe stampe assai belle che si disegnano appunto nel vostro paese.

Tacquero impensierite le Logiche... Poi una con voce sorda mi disse: Fuma! Fuma la pipa estenuante del tuo sogno! un'altra: Bevi, bevi quanto più puoi, fino alla nausea, fino al disgusto!... Ed altre borbottarono: Tu dovrai trascinare, sempre, il tuo corpo snodato e pesante come catena attaccata alla palla vuota del tuo cranio! Le tue vene dovranno puzzare come fogne; il tuo cuore dovr

Come in te, tutto stralcia e tutto annienta. Cala il corvo a gracchiar su la rovina: Fuma la torcia spenta. Nulla dunque di noi, nulla più resta?... Io lancio a te l’angoscïoso grido Dell’anima in tempesta. Ma la terra non sa, Dio non risponde!... Ne l’infinito il gemito s’inghiotte Come sasso ne l’onde.

Mia moglie è eccessivamente collerica, dice il marito. Mio marito, mi uccide colla sua flemma, oppone la moglie. Io amo la buona tavola, e costei mi fa digiunare per soddisfare al suo lusso. Io detesto gli odori, e costui fuma giorno e notte nella pipa. Io amo il letto soffice, e costei pretende che io dorma sul duro.... Egli ha il difetto di russare.... Costei ha il difetto.... di....

Fuma dalla mattina alla sera. Terminata una sigaretta ne accende un'altra e continua così fino al momento di addormentarsi. Alcuni che non lo conoscono bene sospettano in lui il tirchione che si lascerebbe ammazzare piuttosto che metter fuori un centesimo o offrire una bibita agli intimi che vanno a trovarlo. È un errore grossolano. Filippo Turati non è uno sciupone.

TRASILOGO. Ma or che la còlera m'è salita al naso e mi fuma il cervello, ti farò conoscere chi son io. Pecora, asinaccio sei tu. Menti per la gola: questa è mentita data a tempo, non te la torrai da dosso come pensi. Mondo traverso, perché non vieni qua ora? ché ti romperei la testa e ti cavarei col sangue l'anima: tif, taf. Hai paura di me?

Quando si raccolsero le sparse membra e i kiökkenmoedings della nostra merenda per ritornare a casa; prima di scendere dall'altipiano si guardò tutti con un moto unanime e involontario al nostro fuocherello acceso invano e i pessimisti esclamarono: Fuma ancora!

Ringraziamo Dio che non sia stato peggio mormorò Massimo, posando e dimenticando la sua mano pesante sul ginocchio di lei. E il barone? chiese il Cresti. Si comportò con perfetta cortesia, volle partire, se non quando seppe che l'operazione era riuscita bene. E com'è lo spirito del povero ragazzo? Buono. Ride, scherza, fuma. Ha sopportato l'operazione con mirabile fortezza. Senza cloroformio?

Avevo paura che tu non mi venissi incontro. Ira di Dio! Posso chiamarmi ancora fortunato. Avesti torto di supporre che non sarei venuto. Quanto tempo è che sei arrivato? Ah! che viaggio noioso, amico mio! Sono arrostito più meno d'un montone. Come va, Oòseir? Come la può andare ad un uomo che fuma ed ozia tutto il giorno, rispose il basci-bozuk. Voi nei villaggi state sempre bene.

E quale, annunziatrice de li albori, l'aura di maggio movesi e olezza, tutta impregnata da l'erba e da' fiori; tal mi senti' un vento dar per mezza la fronte, e ben senti' mover la piuma, che fe' sentir d'ambrosia l'orezza. E senti' dir: <<Beati cui alluma tanto di grazia, che l'amor del gusto nel petto lor troppo disir non fuma, esuriendo sempre quanto e` giusto!>>. Purgatorio: Canto XXV