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Accompagnandolo alla carrozza lo confortavo con l'adagio che un bel morir tutta la vita onora. Però quell'afflitto d'un tratto si rifece snello, e pel sùbito fulgore degli occhi scopersi dalla punta di un'ala il pensiero d'irsene a Napoli per altra via.

A baciar l'ampie fronti dei saggi... Ma, in fondo ai bigî tempi, un fulgore Brillava... ed erano gli accesi raggi Di Atene in fiore. Taide, il mondo è un'accolita Di sciocchi e di bricconi; A poche menti garbano Le libere canzoni; Gli sciocchi non camminano Che coi piedi degli altri, E l'armi degli scaltri Son frasi e ipocrisia.

Ma ratto a quel pregar per via spedita Trasvola inestimabile fulgore, E de l'eterno Re s'inchina al piede, E sovra i suoi desir grazia gli chiede.

Ma d'AMEDEO via più sfavilla il core, E più divampa di disdegno in faccia, E circondato da divin fulgore Più con orride voci altrui minaccia; Sembra leon, che per selvaggio orrore, Secco le fauci, va ruggendo in caccia, O tuono, ch'arde inaccessibile alpe, O mar, ch'atroce inonda Abila e Calpe.

e drizzeremo li occhi al primo amore, si` che, guardando verso lui, penetri quant'e` possibil per lo suo fulgore. Veramente, ne forse tu t'arretri movendo l'ali tue, credendo oltrarti, orando grazia conven che s'impetri grazia da quella che puote aiutarti; e tu mi seguirai con l'affezione, si` che dal dicer mio lo cor non parti>>. E comincio` questa santa orazione: Paradiso: Canto XXXIII

e drizzeremo li occhi al primo amore, che, guardando verso lui, penètri quant’ è possibil per lo suo fulgore. Veramente, ne forse tu t’arretri movendo l’ali tue, credendo oltrarti, orando grazia conven che s’impetri grazia da quella che puote aiutarti; e tu mi seguirai con l’affezione, che dal dicer mio lo cor non parti». E cominciò questa santa orazione: Paradiso · Canto XXXIII

Allor ne l’acqua è un’ansia, un brividìo trepido, un riso d’èstasi, un gorgoglio appassionato, un impeto d’orgoglio che la solleva dal malvagio oblìo: fino alle scaturigini traluce di perle in danza, al magico fulgore: in ogni guizzo, in ogni goccia amore palpita; ed acqua più non è; ma luce.

Ed il povero verme lacerato Sanar colle sue mani, e a tutti i mondi Ridir sua gioia, se da tale è amato. Io lo vidi per baratri profondi Movermi incontro, e gridar dolcemente: «Perchè cotanto al mio desìo t'ascondi?» E più e più appressavasi, e ridente Più e più del suo viso era il fulgore, E n'arsi ed arderonne eternamente.

Fasciò la mia nuca. Toccò la mia guancia... Dovetti ritrarmi. Così gli ero più vicina. E il sole camminava. Dopo qualche istante illuminò di nuovo la mia mano, prese tutto il mio braccio, m’entrò nella bocca, rise ne’ miei occhi... Dovetti ancora muovere la seggiola, sottrarmi a questo raggio che mi voleva, a questo fulgore che sempre più mi sospingeva, lentamente, verso il diacono Ralph.

E quel che vedi ne l'arco declivo, Guiglielmo fu, cui quella terra plora che piagne Carlo e Federigo vivo: ora conosce come s'innamora lo ciel del giusto rege, e al sembiante del suo fulgore il fa vedere ancora. Chi crederebbe giu` nel mondo errante, che Rifeo Troiano in questo tondo fosse la quinta de le luci sante?