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Aggiornato: 3 giugno 2025
Poi.... s’addormì. L’assorta Dolce pupilla al bacio tuo chiudea, Piccola fata smorta. Ove fuggiva?... In qual plaga profonda, In qual lembo di ciel si nascondea La tua boema innamorata e bionda?... .... Prega
Ma come? egli non possedeva alcuna arma che io sappia, ed era mezzo morto di fame. Hai veduto nulla tu Mussa? Non potei arrivare alla porta, ma nell'uomo che fuggiva riconobbi perfettamente il prigioniero ed era armato di un jatagan che mi tagliò l'h
Qui cominciò lo spettacolo tristissimo di quel vecchio che andava, andava, fuggendo il suo dolore. Percorse tutta l'Italia e la Spagna, e dappertutto non trovò altro che l'imagine di sua figlia morente e le ultime sue parole e l'ultimo suo sguardo egli le udiva, lo vedeva sempre. Fuggiva invano quei pensieri che lo seguivano come fantasmi: pareva che si fossero in lui incarnati.
L'ultimo raggio del sole si nascondeva dietro il colle di Coronata, e l'anima di Aloise di Montalto fuggiva da quelle labbra smorte che il bacio di madonna Ginevra aveva poc'anzi allegrate, premiando l'amor più profondo e più forte che mai sentisse il cuore di un uomo.
Nullo, a cui non fuggiva la falsa posizione in cui s'ingolfava quel buon popolo, credente nell'apparizione dell'avanguardia del grande esercito italiano ciocchè altro non erano che i pochi esuli dalla citt
Il mio padrone divenne d'improvviso pensieroso e severo colla moglie, la quale se ne afflisse, senza però lagnarsene mai. Allora parve disposta a tornare di buon umore, ma il marchese era così salvatico, e le rispondeva con tanta durezza, che fuggiva piangendo nella sua stanza. Io ascoltava tutto nell'anticamera.
Gli parve di potersi riposare tranquillo a piè d'una rupe trovatagli da Mattia. Tuttavia l'ora della sera gli volgeva il desio; e la mente gli fuggiva al suo presbiterio, al desco, a Placidia; persino a Placidia, per la quale sentiva in quel punto un affetto mai più provato.
La bella creatura balbettò ancora poche parole, il cui suono si spense nel sangue che le gorgogliò sulle labbra, e la testa ricadde inerte tra le braccia dell'amato. Nè le lagrime ardenti di lui valsero a trattenere quella vita che fuggiva; le sue grida disperate si perdettero nel gran silenzio della notte.
Allora avvenne che messer Domineddio, volendo riavere la costoletta, sporse la mano per afferrare la volpe; ma siccome la volpe fuggiva, egli non fece in tempo a pigliarla pel collo, e non agguantò altro di lei che la coda. E qui, tira lui per un verso, tira quella per l'altro, accadde che al Signore rimase la coda in mano, e la volpe sguizzò lontana da lui, portandosi la sua preda tra' denti.
La gran plaga vermiglia dall’orizzonte saliva lentamente verso lo zenit, tendeva ad occupare tutta la cupola del cielo. Un vapore di metallo in fusione pareva ondeggiare su i tetti delle case; e nel chiarore discendente dal crepuscolo raggi gialli e violetti si mescolavano con un tremolío d’iridescenza. Una lunga striscia più luminosa fuggiva verso una strada sboccante su l’argine del fiume; e s’intravedeva al fondo il fiammeggiamento delle acque tra i fusti lunghi e smilzi dei pioppetti; poi un lembo di campagna asiatica, dove le vecchie torri saracene si levavano confusamente come isolotti di pietra fra le caligini. Le emanazioni affocanti del fieno mietuto si spandevano nell’aria; era a tratti come un odore di bachi putrefatti tra la frasca. Stuoli di rondini attraversavano lo spazio con molto schiamazzo di stridi, trafficando dai greti del fiume alle gronde. Nella moltitudine il mormorío era interrotto da silenzi di aspettazione. Il nome di Pallura circolava per le bocche; impazienze irose scoppiavano qua e l
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