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Aggiornato: 15 giugno 2025
Acquetate le prime urgenze dello stomaco, rossa la guancia e gli orecchi, si principiò a ragionare per diritto e per rovescio di teologia, di frati, di monache; e gli adiposi padri non si sgomentarono delle mie opinioni eterodosse, reggevano intrepidi alla barzeletta e ridevano ai lazzi sulla loro equivoca virtù. I magiari non capivano sillaba, però ridevano.
Egli cerca ingannar voi: será ben che inganniate lui. Poi fatto il sponsalizio, accioché si vergogni, gli improverarete che, non trattando con voi alla libera, l'avete fatto conoscere che, facendo professione di strasavio e d'esser vostro maestro, non è buono ad imparar da voi; e poi fatto l'errore, si trapongono gli uomini da bene e frati e preti, anzi il vostro zio, a por accordi fra voi.
Tra questi ed altri pensieri di tal fatta, il signor Prospero giunse al convento. L'orologio del cortile segnava le due e mezzo. Nessuno dei frati era in vista, e la cosa parve strana al signor Prospero, che li aveva lasciati quasi tutti a soleggiarsi nel cortile, quando era stato chiamato al parlatorio del ponte. Ma più strano gli parve di non trovare il suo nepote, o sua nepote, secondo vi torner
Il priore non fece nulla di ciò che prevedeva il padre Restituto. Era uscito dall'atrio, come per far posto agli altri cinque o sei frati che venivano dietro a lui. Forse allora, guardando verso il bosco, vide il padrino Adelindo e pensò di evitarne l'incontro, poichè, scambio di andar oltre, voltò a sinistra, lungo il muro della chiesa, donde si riesciva ad un bastione, che piombava sulla sponda del torrente, di cui si udiva il gorgoglio nello stretto fondo della valle. Giunto col
Nel refettorio del convento dei frati Domenicani in Milano, scrive l'EUSTACE, fu gi
Cirillo, non potè ristare dal dirgli: Ma se non venderai il tuo quadrone alle monache Orsoline, caro il mio S. Luigi Gonzaga, lo potrai vendere ai Frati Benedettini, tutta gente facoltosa, e pace e gioia sia con Voi.
Comincia il XXIII Capitolo Taciti soli sanza compagnia N'andavan l'un dinanzi a l'altro dopo Come frati minor vanno per via
Frattanto, mentre in Terraferma, smarritesi le tradizioni della filosofia italiana, si correva dietro al sensismo francese, in Monreale si facevano strada le dottrine di Vincenzo Miceli, condivise da compagni e da scolari devoti di lui. Ma quelle dottrine incontravano pure energica, gagliarda opposizione. Miceli, che in patria era un novello Pitagora, si confondeva in Palermo con Spinoza; Miceliani e Spinosisti, messi dagli avversarî in combutta, venivano, siccome nemici d’ogni principio morale, assaliti. L’accusa si estendeva anche a Niccolò Spedalieri, il quale come maestro di sacra Teologia in un seminario cattolico (Monreale) era posto in mala voce; il che dovea al futuro scrittore dei Diritti dell’uomo dar occasione della sua partenza per Roma. Preti e frati dentro Monreale e Palermo si arrogavano il diritto di privativa di sistemi con la relativa infallibilit
Ma, ritornando al primo detto, il dittatore forse avrebbe decretato... No. Oh! in tal caso ciò che non fece Garibaldi, odiatore di preti e di frati, non far
I frati, in quel mentre, andavano ai loro posti, e il serafino biondo potè vedere il padre Anacleto che si era gi
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