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Aggiornato: 16 giugno 2025


Non si sa mai. Un uomo è sempre un essere pericoloso, per l'ufficiale di pubblica sicurezza. Oggi è sano; domani ammattisce. Oggi le sue faccende vanno bene ed egli è un galantuomo; domani vanno male ed egli mette una firma falsa. Nulla e nessuno deve sfuggire all'occhio vigile dell'autorit

«Porque tal es mi voluntad yo il Reyera la firma del re di Spagna. «L'Etat c'est moi» diceva Luigi XIV.

A diciott'anni, egli faceva ancora l'ultimo corso di liceo; pazzo per una donna, aveva falsificata la firma di un suo compagno di scuola, sotto una cambiale di cento lire: prima ancora della scadenza, il Perego si butta alle ginocchia dell'amico, gli confessa la colpa; l'amico perdona, paga, ritira la cambiale. Ma dopo, dopo forse una decina d'anni, mentre Mariano Perego, gi

Sicuramente! gridò il Collini, piantandosi sui due piedi in faccia al collega, che rimase con tanto d'occhi a guardarlo. Allorquando voi altri non volevate scontar le cambiali senza aver prima riconosciuta la firma di Luciano Marsigli, non vi avevo io detto....

Appena veduta la firma del Gesuita suo prottettore, il gaudente s'alzò di botto ed esclamò con voce commossa: «Ah! questo è un amico mio, fatelo pure entrare!» «Amico suo! che roba!... disse fra l'ufficiale, e ritornando a Gaudenzio, l'introdusse subito.

Il Vicario, intento affatto in Marzio, non badò alla conclusione del discorso: andati a vuoto gli sforzi per farlo firmare, ordinò che chiudessero l'atto di accusa con le formule neccssarie per supplire al difetto della firma del prevenuto.

Un giorno, non potendo più trovar soldi in casa, si ricordò d'un signorotto nei dintorni, un suo camerata di scuola; questi, un buon diavolaccio, gli prestò la firma e lo diresse dall'organista. Così Sandro potè contrarre il primo debito.

Il capitano guardò e riguardò più volte la lettera: e la firma, non v’ha dubbio, la conosceva, era quella del Cancellieri:

Oramai, non c'era più da sperare. Ariberti corse cogli occhi in fondo alla lettera. E qui, s'egli avesse avuto la memoria più pronta, non ci sarebbe stato neanche da stupirsi. La firma era quella della «sua devotissima serva, Giuseppina Giumella» di quella fiorista in via Dora Grossa e pigionale della signora Paolina, in via degli Argentieri, che i lettori conoscono.

Se sapesse che non ci ho colpa, e che mi trovo impegnato in questo negozio per l'onor della firma! Del resto, veda un po' lei; non è mica Rinaldo Morelli, l'uomo che accompagna al Roccolo la contessa Adriana, quando ella si risolve di lasciare il caffè di Corsenna. E infine, lei stessa, la signorina Kathleen carissima, non è forse tutta fiori e baccelli colla luminosa contessa?

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