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Aggiornato: 24 giugno 2025


Entrarono tutti e tre nel felze, tutti e tre muti, costernati, e tutti e tre in quel momento i soli in Venezia che capissero i veri motivi di quella disgrazia. Nessuno di loro osava parlare. Arrivarono dinanzi al palazzetto. Senza proferir verbo, Antonietta tese la mano a Roberto che la baciò, e poi la strinse fra le sue. E ambedue silenziosi, tremanti, si accomiatarono.

«Ed è Valenzia di fattogli diceva il Bronzino, che in quell'istante era entrato sotto il felze. «Voi non avete mai voluto credere alle mie parole, che costei non era gi

E la ragazza rimaneva pensosa, mentre Roberto con la cura più amorevole le accomodava uno scialletto intorno alle spalle, chiudeva le finestruole del felze, le domandava se volesse un medico, se desiderava che egli le portasse a casa qualche medicina, smaniava di sgomento per quella subita indisposizione.

E quasi la sua anima desiosa di dolore, avesse avuto una forza magnetica, un tumulto si fece nell'ombra del portoncino, e fra un piccolo gruppo di donne e di uomini, portata da due altri becchini, comparve la bara; dietro le persiane di una finestra, al primo piano, si udiva un singhiozzo disperato e si vedeva una mano convulsa che tentava di aprirle, mentre qualcuno si opponeva, tenendole ferme. Questi volevano vedere la bara, che veniva caricata nella gondola funeraria: la piccola bara, la sottile bara, poichè era la bara di un bambino, e lassù, era certamente la madre del bimbo che singhiozzava e tentava disperatamente di aprire la finestra. A un tratto, con un moto svelto di gente pratica, i becchini gondolieri ficcarono la piccola bara sotto il felze e ne richiusero con un colpo secco la porticina. Il picciolo morto era solo, l

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