Vietnam or Thailand ? Vote for the TOP Country of the Week !
Aggiornato: 28 luglio 2025
Noi felici, cui la sorte affidò la redenzione dell'antica padrona del mondo dopo tanti secoli di servaggio e di brutture pretine.
Pochi mesi dopo, Diana sposava il Venosa. Furon felici ed ebbero molti figli, com'è scritto in fine a certe novelle. Diana, ricevuta l'eredit
Desideravamo l'autunno, la stagione più cara, più intima, più dolce per la nostra lunga contemplazione amorosa. Era forse una foglia, la prima che si staccava dal ramo, che ci diceva quanto noi potevamo essere felici? Desideravamo i crepuscoli rosei, colla mitica stella di Lucifero, colla sottile falce della luna, coi cirri spolverizzati d'oro: e quando voi, o colombi, stendevate il volo su quel terrazzo fiorito, l
Emilia s'intenerì nel vederlo, ma la rimproverò d'averlo ricevuto, e ricusò d'accettarlo, malgrado il tristo piacere ch'essa ne avrebbe avuto. Valancourt lo portava in tempi più felici. Teresa pregò, supplicò, le rappresentò l'abbattimento in cui era il cavaliere quando le consegnò l'anello, le ripetè ciò ch'ei le aveva ordinato di dire.
Ella insegna loro a leggere; essi insegnano a lei come non si possa esser felici e buoni che al contatto della Terra Madre.
Stanno raccolte intorno al fanciullo Roberto ombre di altri giovinetti soldati d’Italia, anch’essi offertisi volontariamente al sacrifizio. Non avevano chiesto di vivere, d’avere i loro felici diciassette anni in un’epoca nella quale all’uomo latino non fu posto che un solo dilemma: combattere fino allo stremo delle forze per vincere o per morire, o essere uno schiavo supino e vigliacco.
E del resto, quando ci siamo sposati, seguitò, passando oltre all'osservazione, la signora Carlotta, io aveva dodici anni meno di te. E non possiamo lagnarci! Siamo stati felici! Il cavalier Maurizio, non sapendo che cosa rispondere, soggiunse: Altri tempi! Ma la signora Carlotta s'era ingannata a proposito di sua figlia.
Per esser felici, secondo la dottrina tolstoiana, bisogna che si avverino cinque condizioni. La prima è di lasciare le citt
Essa piangeva raccontandomi che lasciava il servizio della sua cara padrona, ed il castello nel quale passò tanti anni felici. E quel che è peggio, aggiungeva, senza una lettera della signora Emilia che me ne raddolcisca il dolore. Questa è l'opera del signor Quesnel; e ardisco dire ch'essa ignora tutto quel che si fa in questo luogo.
Torno a’ miei greci con una breve digressione. Questi sacerdoti del buon gusto, questi felici interpreti della natura nelle sue forme più elette, ci hanno tramandato due tipi di bellezza femminea, la Venere de’ Medici e la Venere di Milo. La prima di esse è giunta intera fino a noi, vo’ dire con tutte le sue membra, epperò si mostra all’universale in tutta la leggiadria delle sue forme, in tutto lo splendore delle sue attrattive. La Venere di Milo è guasta; non ha più ciò che attira e trattiene; cionondimeno è stupenda a vedersi, e l’amore si mescola nell’ammirazione. Tutta la sua persona spira una divina maest
Parola Del Giorno
Altri Alla Ricerca