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Aggiornato: 28 giugno 2025


Non cosí tosto quelle poche parole ebbi detto, una asinina voce, subitamente rumpendo lo aere, con soi pietosi accenti percosse le nostre orecchie. LIMERNO. Ditemi la veritá, Fúlica. FÚLICA. Io son presto. LIMERNO. Donde veniti? FÚLICA. Da Perissa. Per qual cagione questo mi domandi?

LIMERNO. Ditemi, prego, santo Fúlica: foste giammai di alcuna bella donna innamorato? FÚLICA. Io fui e sono innamorato per certo. Hic Fulica supprimit divinum amorem. LIMERNO. Oh Sia lodato il Dio d'amore, che piú oltra non verrò necato di parole al vento gittate!

FÚLICA. Assai piú lo discipolo mi piace che lo maestro, e particolarmente la fine di questo tuo morale sonetto, Triperuno mio dilettissimo; ed annunzioti che in breve cangiarai vita e costumi in assai megliore stato. TRIPERUNO. Io non son tale che mai puotessi adeguare l'alto ingegno del mio maestro. Ma tóccavi, padre, la volta vostra.

Io credo fermamente avere sodisfatto secondo il mio giudizio a le vostre quistioni: ora intendo piú dimesticamente con voi ragionare e ricontarvi le piú maravigliose cose del mondo. LIMERNO. Fatimi, prego, o padre Stúnica, un piacere. TRIPERUNO. Con cui parlate, maestro? ove trovasi questo Stúnica? FÚLICA. Volse egli dirmi Fúlica.

Ma non v'incresca udirmi, ché forse oggi la comune nostra salute averá principio. LIMERNO. Vi ascoltaremo voluntieri: or incomenciate. FÚLICA. In poco frutto reuscirebbe lo mio ragionamento assai lungo, se primamente non mi movessi al sommo principio de tutte le cose, e pregarlo ch'egli si degni aprirvi gli occhi ed il core, giá tanto tempo fa cieco e da la veritade di lungo intervallo disgiunto.

Parola Del Giorno

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