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Aggiornato: 11 giugno 2025
Che cosa è, in questa vita, aver le stelle contrarie e 'l cielo! ché, se pur ci viene nulla di quel che ne faria felici, subito in mortal tòsco lo converte quest'empia che dichiam Sorte o Fortuna. Quanto fòra il tuo meglio, se giá mai non avessi gustato il dolce cibo che sí tosto è poi vòlto in amara esca!
Di tutto ciò ch'a medicare il volto Per arte femminile ha maggior vanti Ella ebbe il fior ne le sue man raccolto, Piacevole esca per novelli amanti; Nè di ciò ben contenta, il pensier volto Le vidi ad opre de gli occulti incanti, E quivi io me l'offersi, ed in più modi Fei serva sua bellezza a le mie frodi.
Nell'edizione prima delle Rime posseduta dalla Biblioteca Vittorio Emanuele il sonetto n. Di Girolamo Muzio Amor nel cor mi siede e vuoi ch'io dica di qual esca racceso a l'alma mia sia 'l novo ardor, qual il soggetto sia ch'è de l'animo mio dolce fatica. Alma gentil d'alti pensieri amica, lumi amorosi, angelica armonia, fan ch'ogni mio disir lieto s'invia per le vestigia de la fiamma antica.
Guarda che tu non esca mai della cella del cognoscimento di te; ma in questa cella conserva e spende il tesoro che Io t'ho dato. Il quale è una doctrina di veritá, fondata in su la viva pietra, Cristo dolce Iesú, vestita di luce che discerne la tenebre. Di questa ti veste, dilectissima e dolcissima figliuola, in veritá.
E io: <<Maestro mio, or qui m'aspetta, si ch'io esca d'un dubbio per costui; poi mi farai, quantunque vorrai, fretta>>. Lo duca stette, e io dissi a colui che bestemmiava duramente ancora: <<Qual se' tu che cosi` rampogni altrui?>>. <<Or tu chi se' che vai per l'Antenora, percotendo>>, rispuose, <<altrui le gote, si` che, se fossi vivo, troppo fora?>>.
FLAMMINIO. Va' adesso: e, caso che ancor fusse in casa d'Isabella, aspettalo fin che gli esca e fallo poi venir subito. CRIVELLO. Oh! Che saprò io se v'è o se non v'è? volete forse ch'io ne domandi alla casa di lei? FLAMMINIO. Mira che asino! Parti che cotesto stesse bene? Credelo a me ch'io non ho servidore in casa che vaglia un pane altro che Fabio.
Unde io non voglio, ineffabile fuoco e dileczione di caritá, Padre etterno, che 'l desiderio mio si stanchi mai di desiderare il tuo onore e la salute de l'anime, e gli occhi miei non si ristiano; ma dimandoti per grazia che sieno facti due fiumi d'acqua, che esca di te, mare pacifico.
E però io ti ringrazio, somma ed etterna bontá, che, nel manifestare la tua veritá e lo inganno del dimonio e la propria passione, m'hai facto conoscere la infermitá mia. Unde io t'adimando per grazia e misericordia che oggi sia posto termine e fine che io mai non esca della doctrina tua, data a me da la tua bontá e a chiunque la vorrá seguitare, però che senza te neuna cosa è facta.
Si va da Roma a Genazzano per la via Labicana, uscendo da Porta Maggiore, dove in altri tempi cominciavano la via Labicana e la via Prenestina. Di queste due resta solo la prima, ampia strada che anticamente sboccava sotto Anagni nella via Latina, attraversava la valle del Sacco (Trerus) e poi il Liri presso Ceprano (l'antica Fregella). Il viaggiatore che esca oggi da Roma per questa venerabile porta, si trova dinanzi ad un nuovo spettacolo, perchè l
In fronte o 'n mezzo 'l petto, ovunque io perga, terrò qual pellegrino mie fortune; datimi, o muse, una cannuccia o verga, ch'io, scalzo e cinto ai fianchi d'aspra fune, veda come 'l sol esca e poi s'immerga ne l'Oce
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