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Aggiornato: 1 luglio 2025
Era entrato appena nel salotto attiguo che si incontrò con la suocera la quale, a vederlo così pallido, diede un passo indietro. Ma ricompostasi subito Sei tu? disse. Venivo ad annunziarti che tutto è finito. Finito? balbettò Alberto. Gi
ALBUMAZAR. Giá sormontava negli assi e poli de' cardini celesti e vaneggiava tra gli eccentrici, concentrici ed epicicli: cercava alcuni punti felici per voi,... CRICCA. Anzi per voi, e siano di spiedi e pontiroli! ALBUMAZAR. ... e se il sole era entrato nel segno del Cancro:... CRICCA. Il canchero e il fistolo che ti mangi! PANDOLFO. Tu prendi il granchio, Cricca! dice «Cancro» e non «canchero».
Tra i molti spedienti immaginati da suo padre per fargli mettere amore allo studio, c'era questo, che merita d'essere raccontato. Un giorno il ragazzo era entrato nella camera paterna. Il signor Amedeo, che stava riponendo alcuni volumi sugli scaffali di una piccola libreria, gli aveva parlato così: Vedi, figliuol mio: quando avrai venticinque anni potrai leggere anche tu questi libri.
Aveva circa sessant'anni. Il presidente quella mattina, appena entrato, fece con gli auditori la sua solita conversazione.
Egli è tornato a casa all'alba, secondo il solito, ha visto il lume acceso attraverso la toppa, ha avuto paura si appiccasse fuoco alle cortine del mio letto, ed è entrato pian piano per non svegliarmi, mi ha vista addormentata sul seggiolone, si è accostato, ha chiuso adagino la finestra gi
Se sono bene informato, egli è al Secolo da ventinove o trent'anni. Vi è entrato in un modo curioso. Moneta era alla ricerea di un redattore che avesse delle qualit
Subito che serai entrato in casa, vo' che si bandisca la guerra mortale a sangue e a foco al pollaio, che si dia la rotta a tutt'i fiaschi, pignatte, bicchieri e piatti piccioli che sono in casa; vo' che mi sieno consignate le chiavi della cantina, dispensa, casce e d'ogni cosa: vo' essere il compratore, il cuoco e il maggiordomo; vo' la parte di tutto quello che si pone in tavola, che non vogli vedere il conto di quel che spendo né che mi facci levar mattino, ma che mangi e dorma quanto mi piace; e sopra tutto che questo pedantaccio non accosti in casa.
Tommaso incrociò le braccia al petto e si mise a passeggiare pel gabinetto con fredda indifferenza. Dopo questa intemerata, pensava egli, ne sarò liberato per sempre. Ma come l'intemerata durava troppo, ed egli cominciava a stancarsene, il tristo decise di farla finita. E poi, gli pareva che alcuno fosse entrato nel vicino salotto, e troppo temeva che quella scena facesse scandalo.
Dopo un istante anche la signora armena si accomiatava. Ti darò la tua collana! disse la principessa. E insieme andarono nella camera, e aprirono lo stipo. La collana non c'era più! Guardarono per tutto, frugarono i mobili, ma indarno. Nessuno era entrato nella camera, fuorchè Antonietta.
Forse non avrebbe saputo dire, con sicurezza, nemmeno dov'era nato. A Torino, quando aveva fondato la Dogaressa, pareva un veneto; poi, entrato con Vittorio Emanuele a Venezia, per fondarvi il Bersagliere, lo credevano un piemontese. Adesso, a Milano, si riscaldava contro l'invasione dei giornalisti esotici: dunque avrebbe dovuto essere milanese o almeno lombardo....
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