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Aggiornato: 23 maggio 2025


È bella cosa, è ver dicea Dodone, ma quando intendi il mondo vada male, so che il tacere è cosa da poltrone, e de' corregger l'uom per quanto vale. So ch'oggi una bagascia è la ragione, ché l'avete mandata all'ospedale per soggezione, e con rispetti umani e finte indifferenze e baciamani.

E cominciava: «O vergin, vergin bella, estro e natura canora e sonora». Marco poeta a rider si smascella, e critica ogni detto che vien fuora. I paladini eran divisi a quella: chi dice bene e chi la disonora. Dodone ne traeva un suo piacere, e va chiedendo a tutti il lor parere. Ed a chi dicea bene, ei dicea male; ed a chi dicea male, ei dicea bene.

Ma io non voglio dir tutto al lettore, intorno ciò la trama fra lor fatta; basta che la raccolta impresse il Gratta. Rugger per il costume del paese qualche libretto anch'ei doveva fare. Dodone il santo, figliuol del danese, gli aveva detto: Non farneticare, ché un libriccin vo' farti alle mie spese da far Marco e Matteo divincolare.

Si è detta la rivalitá che correva allora tra il Chiari e il Goldoni. I due primi versi dell'ottava 33 contengono in caricatura lo stile del Goldoni, qualora voleva impacciarsi a comporre de' versi sostenuti. Stanza 35. Dodone alcuni versi avea finiti pel maritaggio, e pronti per le stampe, che correggean que' vati fuorusciti.

Dodone il lesse, e disse: Egli è un tesoro, e sará ricopiato in un mio canto; il voto mio però non conterete, se foste assai piú bella che non siete. Quella bizzarra intorno a Dodon ciancia, dicendo: So che il piacer mi farai. Dandogli pizzicotti sulla guancia: Con te dicea stanotte mi sognai. Tu sei cortese e paladin di Francia: io so che il voto certo mi darai.

Dodone incominciava a lusingarsi che i scrittoracci avesser decadenza; ma il mal, che aveano fatto, a ripurgarsi non bastava una quarta discendenza. Or del guascon bisogna ricordarsi, ch'era fuggito e in bando per sentenza, e va maledicendo il suo duello; ond'io ripiglio traccia dietro a quello. Fece due leghe di cammino a piede, e ancora della cesta non s'avvede.

Dodone dalla mazza, detto «il santo», era venuto, e guardava ogni cosa stando a un tavolier solo da un canto, facendo vista di fiutar la rosa. Talor da si divertiva alquanto con un mazzo di carte che qui posa. Scartava, e allor che un undeci è apparito, l'univa, fin che il mazzo era finito.

Giunto è Dodone, Orlando, ognuno è in scena; segno che la commedia è omai finita. Rinvigorisca alquanto la mia vena a riassumer netta ogni partita, onde alcun non apponga al buon Turpino a me di negligenza un bruscolino. Padre del ciel, la mia barchetta triema, piú che nell'alto mare, al vicin porto.

sospir differenti a que' del vecchio manda la famigliuola afflitta e mesta, commossa dal sentirsi nell'orecchio il suon di quella umil santa richiesta. Finito il sacrifizio, in apparecchio sono Orlando e Dodone e menan questa brigatella, infelice nella sorte, del parlamento alle superbe porte.

Rispose Malagigi: Che stupori per queste brache e la camicia mia! Io non bado a coltura a tesori, ché m'innamora sol filosofia. Tristo a me se badassi a frange, ad ori ed all'attillatura e leggiadria: questo sarebbe in me tristo preludio; addio filosofia, scienza e studio! Ruggero, Orlando, il danese e Dodone, quantunque non avesser molta voglia, risero tutti all'ultima espressione.

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