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Aggiornato: 16 giugno 2025


Giuseppe dice che una voce divina ordinò in sogno a Iaddo, di portarsi ad incontrare Alessandro seguito dai suoi sacerdoti. Iaddo ossequente a questa voce indossò gli abiti sacerdotali, e fatteli indossare agli altri sacerdoti e dando le opportune disposizioni onde la citt

Concedono nondimeno talvolta di questi dimòni discenderne in inferno ad infestare e tormentare l'anime dei dannati; affermando questi cotali spiriti immondi al del giudicio tutti dovere dalla divina potenza essere racchiusi in inferno.

La nostra umanitá, quantunque di molti privilegi dal nostro Creatore nobilitata sia, nondimeno di sua natura è debile, che cosa alcuna, quantunque menoma sia, fare non può bene compiutamente, senza la divina grazia.

Ma perché tra le mie creature che hanno in loro ragione Io ho electi questi miei ministri, e' quali sonno e' miei unti, come Io ti dixi, ministratori del corpo e del sangue de l'unigenito mio Figliuolo, carne vostra umana unita con la natura mia divina, unde, consecrando, stanno in persona di Cristo mio Figliuolo; che vedi che questa offesa è facta a questo Verbo; ed essendo facta a lui, è facta a me, perché siamo una medesima cosa.

Questo fuoco arde e non consuma, però che l'anima non si può consumare l'essere suo; e non è cosa materiale, la quale materia el fuoco la consumasse, però che ella è incorporea. Ma Io per divina giustizia ho permesso che 'l fuoco gli arda affliggitivamente, che gli affligge e non gli consuma.

Esso dice e proseguita e pruova la divina teologia usare le poetiche fizioni, dicendo intra l'altre cose cosí: «Etenim valde artificialiter theologia poëticis sacris formationibus, in non figuratis intellectibus usa est, nostram, ut dictum est, animam relevans, et ipsi propria et coniecturali reductione providens, et ad ipsum reformans anagogicas sanctas Scripturas»; ed altre cose ancora assai, le quali a questa somma seguitano.

Tu non mi toglierai Questa che m’arde in cor forza divina, Tu non m’arresterai Ne l’irruente vol che mi trascina. Impotente è il tuo rostro.

Secondo le storie de' giganti che per la divina e filosofica scrittura si conta, una superbia dall'et

Sai che Io alora ti mostrai me in figura d'uno arbore, del quale non vedevi il principio il fine, se non che vedevi che la radice era unita con la terra; e questa era la natura divina unita con la terra della vostra umanitá.

poi rispuose l'amor che v'era dentro: <<Luce divina sopra me s'appunta, penetrando per questa in ch'io m'inventro, la cui virtu`, col mio veder congiunta, mi leva sopra me tanto, ch'i' veggio la somma essenza de la quale e` munta. Quinci vien l'allegrezza ond'io fiammeggio; per ch'a la vista mia, quant'ella e` chiara, la chiarita` de la fiamma pareggio.

Parola Del Giorno

centuplo

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