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Aggiornato: 1 giugno 2025
Ricco!... Ma se ha sciupato tutto il suo patrimonio!... Ma se non ha più un soldo!... Ma se è pieno di debiti sino ai solini!... Lascia fare, Carolina.... Io troverò il modo di informare tuo padre.... C'è qui una persona, un suo amico, che questa sera istessa comincier
A rivederci, dunque, disse l'onorevole Ariberti, stendendogli la mano. Le do la sinistra; è quella del cuore. Adesso poi mi confonde; replicò il giornalista, che sentiva davvero un po' di rimorso. Al secondo gentiluomo che avrò la disgrazia di offendere, sappia, signor Ariberti, che io pagherò tutti i miei debiti in una volta.
S'era tanto raccomandato che gli consegnassimo per tempo tutti i conti, chè non voleva lasciare strascichi. Ma sicuro. I piccoli debiti bisogna pagarli. Piccoli e grossi. S'intende. Voglio dire che i piccoli hanno la voce più stridula. È vero. Quella gente mi squadrava con tanta diffidenza! Guardava questi mobili, questo lusso con un'aria così ironica! Non ci credono mica, sai, alla rovina!
Certo lui li avrebbe aiutati. Ma aveva i vecchi debiti di Nino da pagare; e poi tutti, tutti andavano a farsi dare denari da lui. Parenti lontani, vecchie conoscenze, amici decaduti, tutti gli scrivevano periodicamente domandando quattrini. E lui s'arrabbiava, e giurava sempre che questa era l'ultima volta... L'unica persona della famiglia che fosse ricca era Carlo.
Per costui la chiarezza del fiorentino idioma è dimostrata; per costui ogni bellezza di volgar parlare sotto debiti numeri è regolata; per costui la morta poesí meritamente si può dir suscitata: le quali cose, debitamente guardate, lui niuno altro nome che Dante poter degnamente avere avuto dimostreranno.
Il Rebaldi, gliene diceva contro di tutti i colori, rimproverando al Vharè di vivere alle spalle delle amanti, di far debiti e di non pagarli.
Rispondeano i villan: Cari signori, abbiam le carni in sui terren lasciate. Dio vede i nostri affanni ed i sudori; son le vostre campagne migliorate: ma abbiam aggravi molti e pochi aiuti, e i buoi per i gran debiti venduti. Era un dí il nostro pane di frumento, ed or che ne facciam piú d'una volta, l'abbiamo nero di saggina a stento, ché il diavol se ne porta la ricolta.
È sottinteso, assentì la signora. Ma capisci quale sciocchezza hai commesso? Io? esclamò Nicoletta sbalordita. Gli ho detto io di far debiti e di accapigliarsi con sua moglie? No: ma vedi quali vicini abbiamo? osservò la madre con improvvisa dolcezza. La villetta non poteva essere affittata da un altro? Oh, da mille altri! rispose Nicoletta ridendo. E che me ne importa? Eh no, no!
A Milano non c'è più posto per nessuno! C'è troppa gente! E concluse rabbonita, sorridendo per la prima volta, per la prima volta insinuante, dispostissima a sentire la confessione di una somma enorme: La cifra de' tuoi debiti? Dimmi tutto. Prima di partire pagherai. Venti o trenta lire, al giovine del sarto Martinenghi, che mi accomoda gli abiti.
Eppure era così; la sposa creduta ricca era senza dote; lo sposo creduto un gran signore, aveva una piccola sostanza coperta di debiti.
Parola Del Giorno
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