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MORFEO. Ah, poltron asino, che m'hai cieco! se ti giungo! O viro probo, arrige aures a quel che dico. GERASTO. O son sordi o dormono. NARTICOFORO. Perché battete quel ostio con tanta veemenzia? GERASTO. Perché ho voglia d'entrare. NARTICOFORO. Voi dovete esser forastiero e l'arete presa in cambio.

Percorsero tutto il tratto di via che dal palazzo Malipieri metteva a quel di Candiano. Quando furono a poca distanza da questo, il Gritti accelerò il passo per non lasciar tempo all'ammiraglio d'entrare in palazzo, e portatosegli di costa, «Ammiragliodisse. «Chi mi chiama?» «In Venezia vi son molti luoghi remoti per ribattere un'ingiuria, se mai tu ti credessi offeso.

Si lasciò cadere sopra una sedia. Il silenzio era diventato più profondo nel salotto: il pavimento di mattoni rossi aveva dei luccicori sanguigni, quantunque le tende impedissero al sole d'entrare dalla strada. Chi aspettava dunque ancora la signora Cesarina?

Donna Costanza, supina, col volto gonfio e la bocca aperta, russava sodo. Zia.... zia.... La fanciulla, ritta innanzi al letto, bianca come una morta e tremando verga a verga, la chiamava con voce soffocata, e la scoteva. Eh, eh.... Zia.... zia.... Cosa vuoi.... che cosa c'è?... balbettò essa finalmente con gli occhi ancora tra' peli. I ladri.... cercano d'entrare in casa....

Il primo senso schietto di meraviglia si prova entrando nel vestibolo del palazzo del Campo di Marte. Par d'entrare in una enorme navata di cattedrale scintillante d'oro e innondata di luce. È più lungo d'un terzo della navata maggiore di San Pietro, e l'Arco della Stella potrebbe ripararsi sotto le volte dei suoi padiglioni senza urtarvi la fronte. Qui si comincia a sentire il ronzio profondo della folla di dentro, che somiglia a quello d'una citt

Tre volte egli s'accostò all'uscio della camera della Teresa, vinto dal bisogno di dar un estremo saluto alla diletta estinta, tre volte gli mancò il coraggio e la forza d'entrare.

Le guide presero la torcia per iscuoprirne il sentiero. Il conte, Bianca e Santa-Fè restarono appiè della rupe, e gli uomini deliberarono in segreto, se, trovandone anche la strada, la prudenza, permetteva d'entrare in un edifizio che poteva anche essere un covo d'assassini.

Molta gente, tra noi, che porta cappello a staio ed orologio d'oro, non ha un appartamento pulito ed ornato come quello in cui si pavoneggiano le vacche di Broek. Prima d'entrare bisogna pulirsi le scarpe a una stuoia distesa davanti alla porta, e se non lo fate, vi pregano di farlo.

Ed è questa via ampia, a farne chiari agevol cosa essere il peccare, e quello essere assoluto da ogni strettezza di regola; il che delle virtú non avviene, le quali sono ristrette e limitate dalli loro estremi. L'essere senza alcun serrame, ne mostra assai chiaro in ogni ora, in ogni tempo essere a ciascuno, volendo, possibile d'entrare nella via della morte, ed andare ad eterna perdizione.

«Io cominciai: Poeta». In questa terza parte del presente canto dissi che l'autore moveva un dubbio a Virgilio: il quale, mosso da pusillanimitá mostra di temere di mettersi nel cammino, il quale Virgilio nella fine del primo canto disse di dovergli mostrare; e dice: «Io cominciai», a dire: «Poeta», Virgilio, «che mi guidi, Guarda», cioè esamina, «la mia virtú», cioè la mia forza, «s'ella è possente», a sostener tanto affanno, quanto nel lungo cammino e malagevole, per lo quale tu di' di volermi menare, fia di necessitá di sofferire; e fa' questo, «Prima che all'alto passo», cioè d'entrare in inferno, «tu mi fidi», tu mi commetta.