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Aggiornato: 31 maggio 2025


«Al Cielo non piaccia che dove gli altri affrontano i pericoli per me, io risparmi la fatica,... Porgete.... io stesso le recherò...» «A Carlo d'Angiò? voi stesso, così ammalato?» «Non monta.... porgete. In queste lettere si d

Qui ha fine la Cronaca nostra; se non che correndo tra i Novellieri la usanza di accompagnare i propri eroi all'altare, o al sepolcro, egli è mestieri che non potendo io avviarli al primo, gli segua al secondo. E primamente favellando di Carlo d'Angiò Conte di Provenza, trovo nelle Storie, come dopo la giornata di Benevento senz'altro contrasto il Regno di qua dal Faro occupasse, con minore fortuna l'isola di Sicilia vincesse: in qual modo ei reggeva, perchè la sua potenza nell'universa Italia a declinare cominciava, come finiva, gi

Per tal modo nel cap. II, ho potuto far menzione d'un disegno assai grave, ancorchè non mandato ad effetto, cioè una partizione delle province del reame di Puglia, proposta da Urbano IV a Carlo d'Angiò, prima della nota concessione feudale.

Perchè alcune notizie pubblicate recentemente intorno al Sordello della Divina Commedia, e la relazione Ms. ch'io trovai d'una ambasceria della corte di Francia per la crociata del 1270, ritraggon sempre meglio le sembianze niente amabili di Carlo d'Angiò.

Questa prima ambasceria è rapportata dagli scrittori contemporanei in vario modo, ma tutti tornano a questo: che stando Carlo d'Angiò all'assedio di Messina, Pier d'Aragona, gi

L'istituzione di Filippo l'Ardito a tutore delle contee di Provenza e d'Angiò si legge nel docum. XXIV. Dopo ciò ho creduto mettere in dubbio la tradizione de' citati scrittori che portano lasciato a dirittura il regno a Carlo Martello. Carlo I non volle certamente dividere il regno dalle contee, perchè lasciò anche queste a Carlo Martello nel caso della morte di Carlo lo Zoppo. Non sembra dunque probabile ch'egli avesse stabilito due ordini diversi di successione, chiamando Carlo Martello al regno appena uscisse di minorit

Ce lo facemmo eseguire tanti di quelli che prendemmo parte alla cavalcata. Così, per serbarne un ricordo. Belcredi. Me lo feci fare anch'io, il mio, di «Carlo d'Angiò »! Donna Matilde. Appena furono pronti i costumi. Belcredi. Perché, vede? ci fu la proposta di raccoglierli tutti, per ricordo, come in una galleria, nel salone della villa dove si fece la cavalcata.

La cacciata degli stranieri diede novella virtù ai Saluzzesi; le discordie civili scemarono, e s'estinse a que' giorni con Roberto la gloria della fatale casa d'Angiò, che aveva cotanto illuso ed insanguinato l'Italia.

Io non rido di tal comento come fa il Biagioli, perchè tutte le memorie degli uomini portano superstizioni, empie e ridicole almen quanto il mangiare una zuppa sul cadavere dell'ucciso. Carlo I d'Angiò fu spirito forte, come diremmo in oggi. Ma non trovando questo fatto in alcuno degli scrittori contemporanei di parte contraria a lui, conchiudo che, o la favola nacque dopo la loro et

Chi franse in Sicilia la tirannide di Carlo d'Angiò, e compì nel marzo del 1282 i Vespri a danno dell'invasore Francese? Il Popolo. Chi fece libere, grandi e fiorenti le Repubbliche Toscane del XIV secolo? Il Popolo. Chi protestò in Napoli a mezzo del secolo XVII contro la tirannide di Filippo IV di Spagna e del Duca d'Arcos? Il Popolo.

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