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Poichè ormai l'infinito t'appartiene tutto, o Mare pirata, come una preda di guerra, a me vieni dunque, e a saziare la mia fame di polpe siderali su la còncava spiaggia del mio cuore tu versa la porpora trionfale dei tramonti, le costellazioni ambiziose che le loro gemme sparpagliano in stelle filanti di cui s'adorna come di fulgidi nastri lo zenit, e le nubi dai pigri strascichi d'oro, e la nostalgia inconsolata degl'astri pellegrini, e il loro sangue che splende sui calvarî del cielo, e i loro pianti divini, e i loro rosarî di tinnuli raggi!... Tu versa alfine, o Mare saccheggiatore, tutta la grande disperazione del mio bellissimo Cielo dannato, naufragato per sempre nelle fonde tue acque! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ah! Ah! troppo, troppo ho cantato! Or sono affranto! Ho sete... Da bere! Da bere!... Avvicinatevi dunque, bettole galleggianti dalle piccole tende color di vinaccia! Avvicinatevi dunque, canotti panciuti, che andate qua e l

Anzitutto, a raffidarvi contro il timore di dover camminare nel buio, vi diremo che il furfante, dopo esser corso un cinquanta passi, seguendo il muro a tentoni, si fermò, diè mano ai cerini e poco stante il lucignolo acceso d'una lanterna cieca rischiarò dinanzi a lui uno spazioso androne, alto forse tre metri, che correva tra due ruvide pareti, su d'un piano inclinato di forma concava, seguendo sotterra l'asse medesimo della via sovrapposta.

Quel buon inglese, tanto caro. Perchè le scrive? Cosa vuole? disse Aldo; e con aria di padronanza afferrò la mano che teneva la lettera, e la strinse nella sua destra. Nancy sorrise e la fossetta apparve, concava e rosata come l'interno d'un petalo di rosaspina. Vuole ch'io sia buona, disse, e ch'io scriva... Aldo portò alle labbra il piccolo pugno che ancora serrava la lettera azzurra sgualcita.

Noi trasalimmo, come ad un avviso misterioso de la terra; e, muti, impallidendo ci guardammo in viso. Poi prendemmo sentieri sconosciuti. I pioppi nudi e senza movimento parevan candelabri alti d'argento; ed i lauri fremean come leuti. Oh ne la valle concava d'Orlando inaspettata vista del tesoro!

A lei li arnesi de l'incantagione porgono i vecchi. Ell'è trepida un poco. Or prima, i quattro venti a richiamare, battendo ad arte con le lunghe dita sovra una spera concava e polita, fa la rossa mandrágora cantare. Quindi, girando in ritmo agile a danza tre volte su 'l sinistro piè leggiere, coglie al fine, con risa di piacere, l'unico fior de la dimenticanza,

La Falsa-Testuggine sospirò profondamente, e con voce talvolta soffocata da singhiozzi, cantò così: "Astro di sera! O verdeggiante e ricca Zuppa che fumi in concava zuppiera! In te rapito il cucchiaion si ficca, E ne riempie una scodella intiera! Astro di sera! deliziosa Zuppa! In te il mio pan s'inzuppa! E di te canto o Zup pa! Canto all'Astro di sera; Canto la tua bont