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Ma Sennia tien gran speranza che sien vivi, ché una zingara vedendole la mano le indovinò ch'eran vivi e ben presto tornerebbono; ed ella dice che se li sogna ogni notte che vengono.... ANASIRA. Che mi curo di saper questo io?

Non ti conobbi mai di conoscerti mi curo. FESSENIO. Adunque, tu non conosci il servo tuo? LIDIO femina. Tu mio servo? FESSENIO. Se per tuo non mi vuoi, sarò d'altri. LIDIO femina. Va' in pace, va'; ché col vin parlar non intendo. FESSENIO. Col vino non parli tu giá; parlo io bene con la smemorataggine. Ma non ti nasconder da me, ché li accidenti tuoi so io bene come te. LIDIO femina.

Vedendo dunque entrare lo scultore, la Elisa premette sul braccio del marchese e gli fece fare una mezza girivolta. Come va la vostra Venere contemporanea? domandò a Rubieri andandogli incontro. La creta o la creatura? domandò Rubieri. Ma la creta! rispose la Elisa di una modella che non conosco io non mi curo certamente.

7 Il creder d'aver seco il re d'Algieri fece che si curò poco del patto; e non avria di mille cavallieri giunti in suo aiuto gran stima fatto. Perciò lance abbassar, spronar destrieri di qua di l

LAMPRIDIO. Mira che passeggiar altiero, mira che bravura! SQUADRA. Lasciatelo andar, padrone, ché alla ciera mi par di buono stomaco. TRASILOGO.... Io gli darò a ber un poco d'acqua di legno, che gli lo sconcierá di sorte che per parecchi giorni non gli verrá voglia di mangiare. Ma será meglio che gli parli prima. Dimmi un poco, conoscimi tu? LAMPRIDIO. Io non ti conosco mi curo di conoscerti.

101 Basti che nel servar fede al mio amante, d'ogni scoglio più salda mi ritrovi, e passi in questo di gran lunga quante mai furo ai tempi antichi, o sieno ai nuovi. Che nel resto mi dichino incostante, non curo, pur che l'incostanza giovi: pur ch'io non sia di costui torre astretta, volubil più che foglia anco sia detta.

Fathma alzò il capo con fierezza e le lanciò una occhiata sprezzante. Quale scopo avevi quando salisti da me? domandò ella. Non ti conosco, sento istintivamente che tutto ho da temere da te, che tu hai degli strani progetti nel tuo capo; vattene che io non ti cerco. Abd-el-Kerim saprò trovarlo da me. Sai chi io sono? disse la greca senza muoversi. Non mi curo di saperlo. Voglio che tu lo sappi.

Ah! ah! cupo vento africano, vento balordo dalle lentezze ipocrite!... stai forse spiando le mie distrazioni? Io non mi curo di vincere la tua deriva insidiosa. Voglio lasciarti fare, e approfittare di te! M'involo fra le tue braccia filacciose e bagnate. A mille metri sotto le mie ali il mare s'annera di rabbia!... Ritorniamo alla terra!

Curò, anzi, che s'impedisse qualche levata di scudi da parte degli elettori stanchi delle pessime amministrazioni; e dai suoi Commissarî straordinarî fece fare più che una decimazione, una vera strage di elettori di parte popolare, e chiamati sobillatori.

Infatti Ildebrando non curò neppure torsi dal viso le gromme del sangue, e dritto menatosi seco Baccelardo nel suo gabinetto, di lui non meno ansioso, dimanda: Ebbene, bel cavaliero? Santo padre, risponde Baccelardo, il cuore di Enrico è ostinato, e non vi ha potere che dal suo tenace proposito lo rimuova.