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Aggiornato: 9 maggio 2025


Una serie di piccolissime cappelle conduce nell'interno e forma un corto e angusto passaggio che si può paragonare alla navata traversale d'una chiesa. Anche qui tutte le pareti sono coperte di quadri, che sono stati, però, di recente restaurati in modo vergognoso, con colori stridenti ed eccessivi. Sono quadrucci isolati, o piccole composizioni: vi si vede, Benedetto che cena con la sorella, la morte di due santi e quella di Placido e di Mauro. Si trova anche lassù un antico sarcofago di bambino, circondato da graziosi bassorilievi che raffigurano degli uccelli ed è innalzato sopra una piccola colonna per servire da vaschetta. Una scala conduce nella chiesa inferiore o media, particolarmente memorabile; anche qui tutte le pareti erano coperte di pitture, ed alcune iscrizioni ci hanno conservato il tempo e il nome dell'artista. Vi si legge in caratteri gotici: «Magister Conxolus pinxit hoc opus»; altrove: «Stamatico Greco pictor perfecit A. D. MCCCCLXXXX». Consolo fu pittore della fine del xiii secolo, prima dunque di Cimabue, e prima che la pittura italiana si liberasse dai caratteri tipici dello stile bizantino. Forse egli è lo stesso artista che ornò di pitture murali il vestibolo di S. Lorenzo fuori le mura a Roma, sotto Onorio III, ambedue questi lavori essendo di quel tempo e della stessa scuola. I dipinti di Consolo e di lui sono la maggior parte degli affreschi del chiostro conservano ancora la maniera greca, ma certo non in tutta la sua violenta e cruda magrezza. Si trovano fra di essi sorprendenti figure di nobili forme, e con una semplicit

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