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Aggiornato: 22 giugno 2025
Subito dopo le aste vedevasi una lunga tavola coperta di ricco tappeto, intorno la quale sedevano le più belle dame romane e francesi, giudici ordinarii di quella specie di combattimenti: e la Contessa Beatrice in seggio più elevato come Regina; il Contestabile Giles Lebrun sopra uno sgabelletto a piè della tavola teneva un libro di pergamena per iscrivervi i nomi, o descrivervi le insegne di coloro che si fossero presentati a giostrare: i rimanenti Cavalieri, parte armati, parte abbigliati di ricche vesti di seta, stavano in piedi all'intorno.
«E parti egli forte quanto si dice?» interruppe Manfredi. «Non so se forte, prudente è molto, perchè dette ordine che i suoi passando il ponte non si sprolungassero in colonna, sì come aveva pensato il Contestabile, ma giunti al capo si partissero, volgendo una fila a mancina, l'altra a destra, e si schierassero paralleli al filo delle acque.
I padrini posero dopo questo i capi di una cordicella, forse lunga tre braccia, in mano ai combattenti, e rimontati in sella specularono il campo se avesse alcuna fossa o rialzo che impedisse l'indietreggiare dei Cavalieri; dipoi tornarono appresso loro, e fecero cenno al Contestabile essere tutto preparato.
«Ecco, Messer Contestabile, ecco, Messer Camarlingo,» esclamava Manfredi appena vide i Conti di Caserta, e della Cerra, che entravano nella sua camera, «la vantata fedelt
«Se dirlo fosse farlo, non dubito che sarebbe; ma quei Cavalieri non avevano sembiante di cedere così leggeri; vedrete che a mangiarli saranno più di due bocconi.» «Questo è perchè i sessanta anni vedono diversamente dai quaranta; e voi oggimai, signor Contestabile, siete più proprio a dire proverbii, che a menare colpi di spada.»
«Noi abbiamo pensato, Contestabile,» disse Manfredi al Caserta, «di ridurre questo affare a giudizio civile, perchè da questi giudizii di Dio non si ricava mai nulla che valga, e spesso lo invocato, che vi dovrebbe assistere, non vi assiste, e con manifesta ingiuria della giustizia il torto prevale alla innocenza.» «Pure la religione....» si avvisò interrompere un Cavaliere.
Or via, signor Contestabile, condurrò io gli altri sei: avranno stella d'oro in campo nero.» Ciò detto, senza saluto, senza inchino, si volse verso la folla, la quale mormorando si aprì per lasciare il passo a quel gigante, che in un momento disparve. Il Cavaliere primo venuto, piegata la persona con atto gentile alle dame, che volentieri lo guardavano, parimente si allontanò.
Rotto lo incanto, suscitata la virtù italiana, si videro da tutte le parti farsi oltre Cavalieri a toccare, qual col ferro, quale senza ferro, gli scudi dei tenitori, così che al tramontare del sole il libro del Contestabile si trovò pieno di nomi, e di descrizioni d'insegne.
Il Contestabile mandò lo araldo, che con la spada della giustizia divise la corda, e i Cavalieri principiarono l'assalto. Racconteremo noi le vicende di cotesto duello? ripeteremo noi quello che da qualsivoglia straniero od italiano poema viene troppo sovente descritto? Noi nol faremo, sì perchè ogni uomo che ne abbia vaghezza ne trover
Contestabile Rinaldo, noi vi preghiamo esserci di tanto cortese, che lo vogliate accomodare della vostra arme; noi vi assicuriamo che le vostre bande d'oro, e i lioni d'argento, non si dorranno di questo, perchè se a Cavaliere privato fosse concesso portare impresa di Re, noi gli avremmo fatto presente della nostra Aquila stessa.»
Parola Del Giorno
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