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Il Congresso darebb'egli leggi o consigli? Cederebb'egli alla ragione o agli affetti, il Congresso? E di che genere affetti? Da che punti di comune intesa moverebbe la disputa d'uomini tanto d'umore diversi? Cioè a dire, in che lingua parlerebbero per intendersi? Il Conte di Cavour, gi

Voi sarete, se odo il vero, tra breve raccolti in Roma. E io sciolgo la mia promessa di darvi quei suggerimenti che mi sembrano più opportuni al buon andamento del vostro Congresso.

Innanzi il Congresso de' Potentati Europei, conveniva che si fosse potuto adunare un Congresso degli Stati Italiani, per dirsi netto quel che potrebbero e vorrebbero dell'Italia far essi. L'impossibilit

Io non so se da quell'opuscolo deva riuscire deliberazione pacifica di Congresso o risoluzione di guerra; non so se le due cose insieme; non so se unite, o l'una da , conseguiranno l'intento: ma giova che la proposta sia fatta, sia fatta fuori d'Italia, sia fatta da uomo riverente alla sede. Quello che più disturberebbe il buon esito, sarebbe un intenzione empia in impresa pia. Le apparenze stesse e i sospetti dell'odio o del disprezzo nocerebbero gravemente. Se gl'Italiani, irritanti dalla lunga stolta spietata tirannide di coloro che abusano il nome del Papa e di Cristo, movessero da soli a spodestare il principe; anco non commettendo atti indegni, parrebbero avventarsi a lui come a preda; farebbero sembrare non solo lui vittima, ma il Cardinale Antonelli e i fratelli suoi, martiri; tirerebbero sopra la detestazione de' fedeli lontani che ignorano le costui colpe, e par loro atto di fede il discrederle; ai nemici interni ed esterni offrirebbero atroce pretesto di scagliarsi contro noi, come contro crocifissori dell'Unto di Dio. sarebbe maraviglia vedere potentati acattolici per loro mire e per nuove brighe, che a un tratto trasmutano gli alleati in avversari e i rivali in amici, i potentati acattolici farsi vendicatori del Papa a fine di più avvilire il Papato e di comprimere le speranze di questa Italia importune. E gi

Se l'opuscolo Il Papa e il Congresso sia di mano che sa trattare il bastone del comando e la spada, non so; ma è certamente di chi sa trattare la penna. Se questa sia opera precorritrice di fatti, non è forse ben certo ancora a colui che l'ha scritta: ma debito nostro è non discredere, e non impedire; e neanco porgere pretesti perch'altri ci dica non buoni che a dare impaccio.

Io quasi vorrei proporre ai giornalisti e scrittori italiani un congresso, per sciogliere inter pocula questi problemi: a che giova la propriet

Voi m'avete scelto a vostro rappresentante nel futuro Congresso operajo. Non potevate farmi più alto onore e vi serberò riconoscenza perenne; ma non posso accettare e devo accennarvene le ragioni. La prima è nelle mie condizioni fisiche.

Si fa colpa al De Felice di avere partecipato al Congresso socialista di Zurigo ed egli documenta che si trovava in Italia. Non basta, non basta! Ecco un dialogo istruttivo all'udienza del 28 Aprile: Difensore Piccoli: Da che cosa arguisce il teste, che il Fascio di Piana dei Greci fosse così terribilmente provocatore?

Egli vendette alcuni vestiti per potere scappare! Quanti ne avesse il Montalto si rileva da sue lettere da Palermo a Curatolo. Il 27 maggio 1893 gli scrive: «Andrò al Congresso di Reggio Emilia ricorrendo per denaro agli amici, naturalmente a titolo di prestito.» E in data del 25 gli aveva scritto: «... le cambiali fatte per sostenere il giornale Il Mare scadono e non so come far fronte....»

I discorsi che egli tenne dal balcone della casa Fazy e quelli per l'inaugurazione del Congresso, furono così spinti, che urtarono anche molti dei suoi partigiani. Egli volle dimenticare che la citt