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Aggiornato: 15 giugno 2025


Tecla, a quell'armonico tintinnio, aperse tanto d'occhi e mutò la smorfia in sorriso. Che so io, quant'abbia a costare? -diss'ella. Dieci, quindici lire.... sono tanti anni che non compro più nulla! Eccone venti! soggiunse superbamente Pasquale. E cavata una mano di tasca, gettò una moneta in grembo alla moglie, che fu pronta a metterci addosso ambe le sue.

Comprò delle vesti fragili e fini, e delle vesti morbide e lunghe, e delle vesti diafane e deliziose. Comprò dei grandi cappelli flosci a lunghe piume; dei cappelli che nessuno prenderebbe sul serio. E poi comperò delle scarpe in cui era quasi impossibile camminare.

Ah! no, o maschera, o nume, o demonio, cessa deh! cessa, disse Alfredo; io rinunzio alla sfida, ad ogni progetto di vendetta, di particolare sodisfazione; sacro è il dovere di figlio della patria. Ben tu dicevi, la mia vita è venduta. Essa la comprò, ceda il mio orgoglio di fronte a tanto dovere: ti prego a scusarmi, o mascherina. Scusarti? Ci sarebbe forse un poco di vilt

MANGONE. Vi dolete dunque che ve l'abbi compro miglior di quello che me l'abbiate chiesto? FILIGENIO. Io non mi doglio di quel meglio, ma che tu con questo meglio mi vogli impiccar per la gola e vendermelo soverchio. MANGONE. Non l'ho detto per tale effetto, ma perché mi ricordo e so servir gli amici a' quali porto affezione. FILIGENIO. Te ne ringrazio: fallo calar qui giú, ché lo veggia.

Comprò a nome della contessa Morella di Miraflores una palazzina nel rione di Beaujon civettuola come un'ingenua e quasi nascosta nei boschetti d'alberi; in una strada che si chiamò più tardi dal nome di quel sovrano dei romanzieri di tutti i tempi e di tutti i paesi: Balzac! Il mistero gli conveniva; perocchè la cattiva azione cui commetteva lo fascinava ma gli pesava.

Ma vivo da vent'anni in Italia, e da dieci corro in su e in giù la Sicilia specialmente, pei sugheri. Voglio bene a quest'isola; voglio diventare siciliano: e compro terreni per speculare. La coltivazione qui è molto indietro. Darò il buon esempio.

Senti, Fortuné, se ti contenti, la sorella tua ti da un soldo, e tu ti compri una bella cosa. Che mi compro, che? Un soldo di nocciuole infornate? Ne hai tante! No, no. Un soldo di caffè? No, no. Un soldo di fichi d'India, ne hai due. , , dammelo. E Fortuna scappò via, verso il fondo di Santa Lucia, per comprarsi un soldo di frutti freschi e insipidi.

Un vecchio pensionato, invece, ne comprò due soldi, non leticò sul numero, ma le scelse una per una, disfacendo i castelletti. Pazientemente Vicenzella li rifaceva, domandando a stessa, mentalmente, se la mezz'oretta era passata. Giusto, i bambini uscivano dalla scuoletta di don Ferdinando, l'ex capitano borbonico: erano le tre, dunque. I bimbi circondarono il banchetto di Vicenzella, strillando, pestando i piedi, mentre ella cercava di quietarli, fermando le loro mani impazienti: uno specialmente, voleva due centesimi di noci, voleva a forza quattro noci, piangeva, singhiozzando, stringendo convulsamente il due centesimino. Essa gliele dette, egli se ne andò, saltando. Gi

Chi nella fievol, timida animetta Opra mutazione inaspettata, Quand'è fra il coro delle madri eletta? Di progenie d'Adamo al ciel chiamata, Grave è il sen della dianzi paventosa, E il pondo regge da dolor cruciata. Ed il porta con forza generosa! E dopo un figlio compro a tanto prezzo D'orrende angosce, altri portar pur osa!

, signora, lui appunto, sebbene gli abbia promesso di non nominarlo. Fu egli che mi comprò questa casetta, e mi diè il denaro necessario per istabilirmivi. Ordinò inoltre al fattore di suo fratello di pagarmi regolarmente trenta franchi al mese. Ora, giudicate, signora padrona, se posso dirne male? Temo solo che la sua generosit

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