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Aggiornato: 16 giugno 2025


Con i pugni serrati su 'l tavolino, il busto sporgente innanzi, aveva l'aria d'una creatura offesa, che si ribella a soprusi e prepotenze. «L'hanno lasciato morire senza chiamarmi!... sibilò con accento cupo. E soggiunse tosto in un gemito: «Per i poveri non c'è piet

Spero che gioïrò di mia vittoria, Ed eroe da lor labbra udrò chiamarmi! Quel Carlo ch'ogni nostra ascosa istoria Investigare osava e minacciarmi, Vedr

Sicuro che lo permetteva! Restava a lungo a vedermi danzare e mi divorava con gli occhi. È orribile?... Non capisco... S'intende che doveva compiacersi. Non ero uno sgorbio, non ero un fuscellino. Ero un fresco bocciuolo di cardenia! Non mi credi? Vi credo. Uno scultore celebre, che mi copiò tale e quale, non so piú quante volte, dal capo ai piedi, soleva chiamarmi: la piccola Venere.

PANURGO. Morfeo, ricordati chiamarmi Narticoforo e tu Cintio, e avermi rispetto proprio come ti fusse padre. MORFEO. Me ne ricordo e straricordo cosí bene che lo potrei ricordare allo ricordo istesso. PANURGO. Ricordati ancora... MORFEO. Non tanti ricordi, che ad uno che si ricorda, i troppi ricordi lo fanno smenticare; ricorda te stesso, che ne hai piú bisogno di me.

«Che posso dirvi, Ghino? Addio!» « differite a chiamarmi nelle ultime strette; spesso, Rogiero, minor numero di gente di quella che io conduco, giunta in buon punto, ha reso vittorioso un esercito, che migliaia di armati, trascorsa la occasione, non hanno potuto salvare.

Io fuggii come un pazzo. Un'altra volta Cristina venne a chiamarmi. La seguii nella camera della culla. Mia madre stava l

«Chiamatemi dunque se chiamarmi volete col nome complessivo e fragile e impersonale di Eva! E pensatemi come la sorella minore della prima Eva, meno curiosa forse e ancor più solitaria.... e tanto amica del Serpente ormai addomesticato! da portarlo intorno al collo come un boa, magro e moderno.... E ne' miei occhi tranquilli fluttua la nostalgia del gi

Battevano le otto pomeridiane, e Garibaldi dormiva. Nell'uscire dal quartier generale intesi chiamarmi dal maggiore Mosto, appoggiato ad un balcone di faccia. Varcata la soglia d'una grandissima porta, mi trovai nel chiostro d'un monastero mutato in ospedale.

Io sento, dal profondo, un’esile voce chiamarmi: sei tu, non nato ancora, che vieni nel sonno a destarmi? O vita, o vita nova!... le viscere mie palpitanti trasalgono in sussulti che sono i tuoi baci, i tuoi pianti. Tu sei l’Ignoto.

Parola Del Giorno

dell’esule

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