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Aggiornato: 25 giugno 2025


La cavalla rallentò, Gerolamo fece una voltata da cocchiere esperto, e, passando da un cancello spalancato, fermò di botto nel bel mezzo di un cortile vellutato d'erba minuta, con alte muraglie imbrunite dal tempo, su cui si sbizzarriva a rabeschi una lussureggiante glicina, carica di fiori.

Egli si fregava i ginocchi colle mani, guardando la coda della cavalla.

Mah!... Tutto arrivava fuori di tempo nella sua vita!... Quei tre anni lo avevano invecchiato, o, almeno, reso precocemente maturo. Come avrebbe goduto, tre anni addietro, di quella fortuna, che ora gli appariva scialba, insufficiente... Davanti al cancello del vasto recinto la cavalla rallentò il passo spontaneamente.

Spronò la cavalla, e andò a mettersi accanto al Capitano. Do do do do don Peppino. Che che che che vuoi, riprese il Marchese contraffacendolo. Pe pe per....memettete che che.... dica uuuuuna parola? Parla.

L'intendente rimase un po' imbarazzato. Veramente.... signor Duca.... Cosa? chiese brusco il padrone. Ecco.... signor Duca.... certamente..., si figuri.... ma vede, quella cavalla.... sicuro.... è bensì un prodotto della tenuta, ma non appartiene propriamente alla tenuta. No? e di chi è?...

E tutti ritti in punta di piedi, per veder meglio e prima. Ma no... era Drollino. Lui a briglia sciolta, coi capelli al vento, pareva un indemoniato. Mia era tutta bianca di schiuma. Con due sbalzi, cavalla e cavaliere oltrepassarono il cancello fra le due ali di folla che davanti a quell'arrivo precipitoso s'erano ritirate gridando.

Mia s'inquieta, sbuffa, accenna ad impennarsi, ma il suo cavaliere le stringe i fianchi come in una morsa di acciaio, mentre colla mano guantata in pelle di daino, accarezza il collo della cavalla, battendo leggermente sulla criniera. Mia si rassegna ed aspetta, ma colle orecchie tese, coi garretti frementi.

E una! disse tra di compare Nino tutto mortificato: pazienza. Fermò la cavalla e si rimesse dietro.

Scrivono taluni, che vi rimanesse ferito anco Ugo Bassi, ma non è vero; cadde prigione soltanto ed ecco come: di lui diremo sparsamente più volte, intanto si sappia com'ei preso da sacro furore in guerra sembrasse una spada brandita dall'angiolo della sterminazione: in pace tanto nel suo petto soprabbondava l'amore, che non pure amava i propri simili, ma di smisurato affetto proseguiva anco le bestie; pari in questo a San Francesco, che chiamava sue sorelle le rondini, e fratello il lupo; però non è da dirsi quanto egli fosse attaccato a certa sua cavalla storna compagna inseparabile dei suoi perigli e delle sue pellegrinazioni: ora mentre montato su questo animale egli scorre lungo la fronte del nemico, tutto fiamma nel volto con forti parole soffiando nella virtù dei nostri perchè divampasse più gloriosa, ecco otto colpi di moschetto mandano sottosopra cavalcatura, e cavaliere: per fortuna tutte le palle penetrarono nel corpo alla bestia, il Bassi andò incolume, che rilevatosi indi a poco e vista morta la compagna le s'inginocchiò a lato, con molto pianto abbracciandola e baciandola; le chiuse gli occhi, le recise parte dei crini e se li ripose in petto conforme costumano gl'innamorati con le chiome dell'amata donna: i Francesi lo colsero in cotesto atto, lo pigliano, lo spogliano, e se lo cacciano innanzi percotendolo con isconce battiture, in modo pari a quello che gli Spagnuoli praticarono con Ignazio da Loiola; se non che la leggenda narra, che Ignazio rapito in estasi o non sentiva i calci, o gli aveva per grazia, mentre il povero Ugo, io metto pegno, che non ne provasse piacere.

Che faceva lei in quel momento?... Se era al terrazzino poteva riconoscerlo alla cavalla.... Come la troverebbe?... s'era mutata?... Oh, se non l'avesse a guardar più negli occhi con quella dolcezza di paradiso che faceva di lui il più felice degli uomini!

Parola Del Giorno

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