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Aggiornato: 7 giugno 2025
Un rumore di passi si udì poco dopo dall'altro lato dell'uscio; un altro catenaccio scorse sugli anelli, e l'uscio si aperse. Era il padre Bonaventura in persona, che si faceva ad accogliere il suo ospite.
Rimase attonito; mille pensieri, mille immagini confuse gli traversarono la mente. Il triste dramma della sua vita gli lampeggiò nello sguardo, in quello sguardo così fiero da prima, e in ultimo così raumiliato. Sentì allora venir meno le forze. Con moto istintivo le mani si stesero, per aggrapparsi al catenaccio, da cui si erano un istante spiccate.
Ma Bonaventura non lo sperava, ben sapendo che anco dal lato suo quell'uscio soleva star chiuso. Diffatti, pochi minuti dopo, tornò il servitore, per dire a Sua Eccellenza che non aveva potuto aprire, essendoci l'altro catenaccio chiuso di fuori.
I due uomini si distaccarono; le imposte furono riappressate: cigolò di nuovo il catenaccio e di nuovo echeggiarono i passi, quasi inviando l'ultimo saluto all'estinta, piccina, deserta in quelle tenebre, in quello spazio. Storiella invernale. Martino s'era messo a letto la sera del Natale.
Quindi non fece alcuna obbiezione, allorchè uscendo nel giardino a braccio di lui Bice le disse di coricarsi. Faceva caldo. Camminarono qualche tempo sul prato fra gli odori acuti degli oleandri, poi tirando dall'interno il catenaccio del cancello con un senso giocondo di scappata, come due scolari che si avventurino a qualche impresa notturna, si trovarono fuori.
Dopo un istante una chiave gira nella toppa, ma inutilmente causa il catenaccio interno, poi un lieve fischio, poi un rumore insolito, siccome di sfregamento di piedi lungo la cappa del camino, indi tosto un colpo di pistola, ed il guaito contemporaneo di un cane, di voce nota. Dio, Dio, esclama Alfredo, il mio Lord certamente ferito. Le due donne cadono in ginocchio.
E poichè parevami che la Prudenza accennasse a volersi rifare da capo a nuovi ammonimenti, afferrai la maniglia della porta, tirai il catenaccio, e fui all'aria libera.
Giunti alla porta ferrata la vecchia mise fuori una chiave, la introdusse nel catenaccio, aprì e mi fece segno di tirare la porta essendo troppo pesante per lei. Io feci quanto mi venne richiesto senza però perder di vista la mia guida la cui compagnia m'era troppo necessaria. Così aprendo la porta misi prima la vecchia dentro ed io dietro.
Poco prima di mezzanotte, udì stridere il catenaccio; e la signora Emerenziana, in atto di studiata compassione, venne per domandarle come si sentisse, se avesse riposato, se volesse bere o mangiare; si tenesse proprio come in casa sua. Ciò parve alla fanciulla ancora più atroce di ogni tormento: era lo scherno aggiunto alla vendetta.
In quella che così ragionavano, senza conchiuder nulla, si udì il rumore di un catenaccio che scorreva negli anelli, e di un uscio che rimessamente, timidamente, si apriva, alla svolta del pianerottolo. All'Assereto, che era pratico di quelle scale, venne come un raggio di speranza, nello udire lo strepito di quell'uscio che si apriva.
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