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Aggiornato: 16 ottobre 2025
io cominciai, come colui che brama, dubitando, consiglio da persona che vede e vuol dirittamente e ama: <<Ben veggio, padre mio, si` come sprona lo tempo verso me, per colpo darmi tal, ch'e` piu` grave a chi piu` s'abbandona; per che di provedenza e` buon ch'io m'armi, si` che, se loco m'e` tolto piu` caro, io non perdessi li altri per miei carmi.
Posasi il mondo, ed in pregarvi io solo M'affanno, e tutto ciò vien, che non vaglia Sì mal m'udite, e pur n'andreste a volo, A scongiuri di Colco e di Tessaglia; Torme cadute da l'etereo polo, Fia mai, che di mio studio a voi non caglia? Onde l'orgoglio? or così poco è noto Il valor de' miei carmi, Atropo e Cloto?
Rei pensieri e mal opre dannando, Sieno i carmi a speranza temprati: Sii pietoso anco a' petti ingannati: Col furor non si suscita il ver. Da più secoli squarciano Italia Parti luttanti; Fa ch'io retto impostori e magnanimi Scerna fra lor. Del Vangel l'amantissimo spirto Luce sia a tua ragione, a' tuoi canti: Spirar dèi l'amor patrio de' Santi, Ch'è bont
Calò dal cielo estremo L'augel fulvo di Giove, e le saette A l'audace apprestò lupa di Remo. Sorge Quirino; al lampo Del suo brando forier d'aspre vendette Crollano i troni; da la terra a l'etra A le vittorie sue piccolo è il campo; Mentre fra'l suon de l'armi Echeggian d'Ennio i carmi, Di Plauto il riso e di Maron la cetra.
io cominciai, come colui che brama, dubitando, consiglio da persona che vede e vuol dirittamente e ama: «Ben veggio, padre mio, sì come sprona lo tempo verso me, per colpo darmi tal, ch’è più grave a chi più s’abbandona; per che di provedenza è buon ch’io m’armi, sì che, se loco m’è tolto più caro, io non perdessi li altri per miei carmi.
E qui della politica e dell'armi, di regi matrimoni e d'alleanze diceano cose da scolpir ne' marmi, e di ragion di Stato e di speranze, ed han greche sentenze e latin carmi, per raffermare, e molte sconcordanze, topografie, geografie, misure, che non si troveran sulle figure.
Il giorno innanzi Ganellone è gito ad un convento detto l'Abbondanza, dov'eran certi frati, che nel core erano col vestito d'un colore. Nel magnifico tempio eletti marmi aveano e arredi di ricchezza immensa. Dicea Gano: Io vi prego a voler farmi l'esposizione in sulla sacra mensa. Suoninsi le campane, ed inni e carmi volino al ciel che a noi tutto dispensa.
L'inventore dello zolfino fulminante non lasciò traccie del suo nome, e così al Prometeo del secolo nostro mancò l'apoteosi dei carmi e dei quadri coreografici. L'arcivescovo Gaisruck e il conte Mellerio si detestavano, fautore quest'ultimo delle fraterie, l'altro nemico e oppositore pertinace.
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