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Aggiornato: 11 giugno 2025


Questa vergine che s’era inginocchiata presso il deserto guado, raccogliendo nello scialle di lana fulva i suoi capelli pieni di vento, era forse un’ultima sorella del pallido Galileo: da entrambi eran nate basiliche, sogni e preghiere, persecuzioni e miracoli, scherni e paradisi.

Poi comperò della «crème des crèmes» per la sua faccia; e della «crème de beauté» per le sue mani, e della vernice rosata per le sue unghie, e dell'unguento di violetta ambrata per i suoi capelli. E quando ebbe tutto ciò fu contenta; e aspettò che lo Sconosciuto le riscrivesse: «VieniMa la lettera non venne. Passò un giorno. E un altro. Ed egli non scrisse. Passò una settimana. E un'altra.

Ben fornito a denaro, ma in apparenza di fuggiasco, e travisandosi col mutar foggia di barba, di capelli, di vestito, uscì dunque Ramengo di citt

(le donne tornano in iscena un po' malconce, arrossate; Donna Prazzita e Tidda tenendo dai due lati opposti un vecchio ritratto ad olio rappresentante un notaio con la barba a collana e i capelli a boccoli, il collo fasciato da una grande cravatta a rabat, uso Bellini, ampio panciotto alla marescialla, abbottonato all'estremit

Mezz'ora prima, adunque, che arrivassero allo studio i due nobili amici col signor Bonaventuri, la vedova procace, incocciata fino a' capelli nell'amore del suo drudo, era con lui a strano colloquio nello studio della ditta.

Ma Ramengo a quel nome rizzò la testa, tese le orecchie, siccome il suo cavallo quando udisse schioccare la frusta, ed esclamò: Alpinolo? che veniva da Milano? un tòcco di giovane ben complesso? sui diciott'anni, capelli neri, ricciuti, occhi di fuoco? Forse che vi sono due torrazzi di Cremona o due Alpinoli a questo mondo? Signoria, , quel desso in petto e in persona.

Aveva col grado di capitano combattuto in Crimea e nel cinquantanove era stato nominato colonnello sul campo. Dopo la pace di Villafranca sposò Matilde Stellini, figlia d'un modesto impiegato della Tesoreria provinciale, la quale lo consolò presto col dono di una bella bambina dai capelli d'oro, i capelli della nonna Celina.

Allora Odette, molto spesso, con l’aria di far quello che faceva quand’ero una bimba, s’impadroniva di me, de’ miei capelli, della mia gola bianca e nuda, mi pettinava, m’incipriava tutta la persona, e sul mio corpo nuovo come un fiore lentamente muoveva le sue dita pallide.

Giana. I capelli? Gherardo Ismera. I pensieri. Giana. Avete le mani abili? Gherardo Ismera. Non senza timidezza, signora. Giana. Forse per ciò le facevate male. Gherardo Ismera.

Oggi pranzo con un vecchio collega. FULVIA. salutandolo. Colonnello! Signora! Arrivederci, Piero! PIERO stringe la mano a FULVIA., poi bacia NICOLETTA sui capelli. Le due donne escono per la sinistra. Piero, Raimondo, poi Giulietta. Che si fa, Raimondo? Se vai alle officine ti accompagno per un tratto. Che ora è? Le due e dieci. Alle tre devo essere dal Salvadori.

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