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Aggiornato: 9 maggio 2025
Lesti adunque presero un canapo, che per buona ventura si trovava sul carro, e lo calarono giù: ma parte che essi non sapevano il luogo appunto ove ella si fosse, parte che il masso, sportando, teneva la corda discosta dalla barca, mai non potè la infelice vedersela sì vicino, che osasse abbandonare il suo ramo; e veniva dicendo: A ritta A mancina Non la posso prendere Ajuto ajuto!»
Mastro Alessandro prese le braccia di Marzio; gliele tirò dietro la schiena; le soprammise una all'altra; le legò con un nodo in croce; tentennò il canapo per assicurarsi se scorresse spedito dentro alla carrucola, e poi, cavandosi il berretto, domandò: Illustrissimi, con lo squasso, o senza squasso?
Assedio di Roma. Comprendo ottimamente la impazienza di coloro, che male ponno aspettare al canapo la storia di quanto il popolo oprò per avere Roma, e tenerla sostenendo il memorabile assedio, e di quanto sta per operare la monarchia, che se n'è accollato il compito: però importa non arrecarsi degl'indugi da un lato, perchè innanzi tutto bisogna che aggiustiamo qualche partita con Roma; dall'altro, perchè se dobbiamo compire il libro col racconto dei gesti monarchici per salire al Campidoglio noi potremo attendere un pezzo.
Anco i Cappuccini ricondussero al canapo; tuttavia anche qui le notti vigilate, le discipline, il silenzio, i digiuni poco soccorso potevano portare alle angustie del cattolicismo: fin d'allora le vesti, la foggia del calzare, i capelli rasi, il salvatico che emanava da loro li facevano contennendi e vili: e poi quelli che più premeva riformare non erano i monaci bensì i componenti il clero secolare; nè parve mai consiglio buono spendere tempo e denaro in rassettare arnesi logori mentre puoi farli più acconci e nuovi. Degli uomini dell'Oratorio dello amore divino due, dispersi gli altri, rimasero uniti, Gaetano da Tiene, e Giampiero Caraffa; accordaronsi, perchè diversi d'indole; ciò sembra contradittorio, e non è, e pensandoci sopra ne troviamo la ragione in questo, che due uomini pari d'ingegno, e di talento vanno per una medesima strada dove quegli cammina con più risoluto passo, questi con orme più tarde, sicchè all'ultimo chi resta addietro si chiarisce inutile; mentre coloro, che procedono per diverso sentiero si prestano mutuo soccorso, uno si avvantaggia della opera dell'altro, si completano insieme: se entrambi nelle diverse, non però opposte vie, fanno lavoro di pregio uguale meglio che mai, se dispari non monta; imperciocchè uno aderendo all'altro riesce tutto a guadagno: gli uomini, i quali per diversi tramiti tendono al medesimo segno si accomodano fra loro come la guaina, e il coltello. Gaetano fu mite, Giampiero turbolento; quegli parlava rado e soave, questi copioso e veemente: entrambi tenevano ufficio autorevole, chè Gaetano fu Protonotaro partecipante, Giampiero vescovo di Chieti ed Arcivescovo di Brindisi, e li risegnarono per fondare l'ordine dei Teatini; oltre i tre voti consueti stabiliscono di non cercare elemosine, vivrebbero con quelle che sarieno state loro spontaneamente largite; non si astrinsero, almeno da prima, a foggia speciale di vesti, non a riti particolari; si conformerebbero a quelli dei paesi che avrebbero visitati; scopo loro instituire un seminario di preti secolari governato con ordini monastici; intendevano guadagnarsi i popoli con le missioni, coll'amministrare i sacramenti, con la cura degl'infermi. Da prima partorirono non lieve impressione comparendo su pei trivi, e per le piazze col berretto quadro in capo, roccetto e stola, a piè di un crocione, sopra un palco parato di panno nero predicando smaniosi terrori piuttosto che speranze, ed anzi di additare la via del paradiso spalancando davanti gli atterriti a due battenti le porte dello inferno: giovavano al popolo, ma di bene altro soccorso questo aveva mestiero; non erano a bastanza pugnaci; nello instituto non si trovarono ordinati a guerra, e nell'applicazione non penetravano profondo nel cuore del popolo nè con mani gagliarde a modo loro lo plasticavano. Nocque loro il partito di astenersi dall'accatto, onde in breve non poterono ammettere altre persone, che le provviste con maggiori o minori sostanze; di qui ricchezza, e superbia: e procedendo con simile tenore si venne al punto, che per entrare nell'ordine dei Teatini bisognò produrre le prove della nobilt
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