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Aggiornato: 27 giugno 2025


Giunti in Polonia come due fantasmi da far paura a vederli, fecero una lunga dimora negli ospitali, fino che ristabiliti in salute, ritornarono a Parigi, e ripresero servigio fino alla caduta di Napoleone. Rimandati in patria, il capitano Bonifazio accompagnò l’amico alla casetta di Brianza, dove il colonnello lo presentò alla famiglia come il suo salvatore.

Verso quest'ora, mentre foltamente nevicava, diede l'ordine della partenza, e quando l'ultime schiere, ed egli dietro a tutte, furono usciti da Como, volle se ne chiudessero diligentemente le porte, onde nessuno di quelli che avevano seguíto l'esercito potesse rientrarvi; e lasciato perfettamente oscurare, raggiunto da espertissime guide, abbandonò la via verso Milano, facendo volgere l'armata sulla strada della Brianza per riuscire inaspettatamente al Castello di Monguzzo.

Più tardi si venne a sapere che gli sposi non sarebbero andati girovagando per gli alberghi, come si usa adesso con poca poesia, ma che si recavano direttamente in Brianza dal cugino Alessandro, nella famiglia della nonna, ove erano stati invitati; e tale determinazione fu generalmente applaudita.

Il sole alto del meriggio spandeva una luce bianca, abbagliante, monotona sul vasto piano della Brianza, ed appena le masse enormi delle montagne gettavano delle ombre scure sulle colline sottostanti.

Alla fine dell’autunno arrivò alla villa il capitano Alessandro, e fu accolto da tutti colle più cordiali dimostrazioni d’affetto. Maddalena non lo aveva più veduto dall’infanzia. Egli le apportò di quei cari ricordi domestici raccolti nella casa di Brianza, che sono i doni più preziosi che si possono fare a chi visse lungamente lontano dal tetto paterno.

Quando furono di ritorno dalla Francia invasa dagli stranieri di varie regioni, il colonnello volle che il capitano si riposasse alcuni giorni nella sua casa, dove si godeva una pace serena, in quel paradiso della Brianza. Quel silenzio, quella solitudine sotto gli alberi, producevano l’effetto d’un delizioso calmante negli animi ardenti di quei soldati avezzi a tanti frastuoni e a tante stragi. A poco a poco il loro spirito esaltato dalle lotte si raddolciva, il loro sangue rallentava il suo corso, il loro cuore si apriva a nuove aspirazioni verso la tranquilla felicit

Così da Samolaco a Lecco guasto tutto quello che non potevano portar via, passarono l'Adda, e giù per la Brianza: e otto giorni rimasero a flagello del Milanese, lasciando da per tutto il segno di loro gola e disonest

Poi rientrò tranquillamente nella casa paterna, solo e disarmato, ma profondamente convinto che presto o tardi ma di certo, l’Italia sarebbe unita, libera e indipendente. Erano passati sei anni da quella prima dimora in Brianza, quando nel maggio 1820, il capitano Bonifazio ricomparve per la seconda volta davanti la casa del suo vecchio commilitone.

"Tu le nomini leggieri scosse eh? rispose il Conte con voce flebile, il so ben io quali fossero realmente, che mi sento tutte rotte le spalle e le reni: erano terribili balzoni da farne spiritare chicchessia". "Ecco, ecco, anche le quindici miglia della nuova strada dalla nostra villa di Brianza a Como gli sono sembrati precipizii, burroni.

La quale riuscì proprio quello che Giusto aveva voluto, il suo capolavoro; ma non potendo come tanti grandi pittori forastieri arricchiti dal proprio pennello, tenersi in casa la tela meglio riuscita, la lasciò andare in Brianza, nella villa d'un filatore tedesco, riservandosi il diritto d'andarla a vedere due volte l'anno. Anche cento! aveva detto il tedesco.

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