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Aggiornato: 16 luglio 2025
Era combattimento di due valentissimi... Quando si levava dalla moltitudine il grido di: Viva lo sposo! io l'ascoltavo con tale tumulto di gioia e di spavento di non meritarmelo, che tempestavo di braccia, come un fabbro sull'incude, e l'altro addoppiava la furia verso di me.
Fuggite, se avete un bambino, e se quello è ancora vivo tra le vostre braccia. Io fui madre! Ugo ridomanda: Ma come? E l'uomo: Che giorno d'estrema ruina! Ma il sire di Saluzzo e quello di Susa resisteranno ancora! Io sarò con essi! Donna, lasciami! Io voglio essere con essi! E la donna: O Signore, perchè non mi avete uccisa insieme al mio bambino?
A questo punto Lello annodò le braccia intorno al collo della mamma e nascose la testa nel seno di lei. Che cos'hai? chiese questa maravigliata. Ti senti male? Oh mamma! rispose il bambino, lo conosci Geppone, il figliuolo del lattaio? Sicuro che lo conosco! Ebbene?
Candia era una femmina alta, ossuta, segaligna, di cinquant’anni; aveva la schiena un po’ curvata dall’attitudine abituale del suo mestiere, le braccia molto lunghe, una testa d’uccello rapace sopra un collo di testuggine.
La mattina vegnente, mentre Candia Marcanda teneva le braccia nella lisciva, comparve su la soglia la guardia comunale Biagio Pesce soprannominato il Caporaletto. Egli disse alla lavatrice.
Niente affatto... Suggeriscimi soltanto un mezzo conveniente, e vedrai. Se tu dunque hai un rimedio, fuori Rosina, e quando la sia cosa che io possa fare onestamente, mi ci metterò con testa e braccia e gambe, e tutto quanto. Se tuo zio è un uomo senza briciolo di piet
Palermitani! Mi vedete venire? Sono io! Sono io! Applauditemi! Sono dei vostri! Sembra il mio monoplano un gigantesco uomo bianco ritto sul trampolino delle nuvole, che aperte lo braccia, si chini per tuffarsi repente nella vostra fremente aurora siciliana!
E tu lasci ch’io levi a te la faccia, Ma distogli i raggianti occhi fatali: E tu lasci ch’io stenda a te le braccia, Ma non raccogli l’ali: E, attirandomi, fuggi.... e forse, quando, Bellissima di gioia e di desìo, T’afferrerò, da l’imo cor sclamando:
Signor Federigo, non vi pare che dovremmo fumare delle sigarette? Accendendole, scambieremo un'occhiata. Poi scambieremo proprio le sigarette. E guarderemo il fumo con aria triste. Quando il cameriere venne a sparecchiare, essi fumavano. Un rumore di ruote s'intese sulla via. Lucia gittò un grido e si lasciò cadere quasi nelle braccia di Federigo, tremando.
Giurami che non partirai!... Devi restar qui: devi restar con me, sempre con me! Ma.... Giurami che non partirai: lo voglio! E fu lei a scuotere il Laner per le braccia. Le sue unghie gli penetravano nelle carni. Hai capito che lo voglio? Giura. No.... Non partirò.... balbettò l'altro che pareva tramortito. Come sei buono! Oh, sei sempre stato buono!
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