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Aggiornato: 8 giugno 2025


Fece esagerato novero delle forze e del numero degli assalitori da cui si disse sorpreso nel più forte incalzare della tempesta, e ad irrecusabile scusa di sua sconfitta nominò siccome capo di quella masnada Falco di Nesso, il cedere al quale non era intero scorno anche ai più esperti Capitani d'armi.

Gli assalitori, veduto che non era altro a fare, pensarono partirsi. La Valenzia che in quel trambusto non era stata raffigurata dai due ribaldi, fu messa sotto il felze, indi con quattro colpi di remo fatta muover la barca, si allontanarono di conserva.

La mattina del 30 due grosse colonne francesi, sostenute da forti riserve mossero di fronte e dai fianchi all'assalto della breccia; i Romani li respinsero con vigorosa pugna; assaliti e assalitori si trovarono corpo a corpo ed un accanito combattimento a ferro freddo s'impegnò sul terrapieno; molti s'immortalarono in quella difesa disperata. Emilio Morosini eroe diciottenne fece eccidio di nemici, e sebbene ferito due volte non rist

Il signor Basilio, forzato dalla turba, si era condotto verso la barriera di porta San Marco, dove appunto ferveva l'attacco. Quell'uomo crudo, falso, nelle poche ore di tregua in cui avevalo lasciato, dirò, la cortesia degli assalitori (poichè quando essi non avessero voluto soprassedere nella speranza di risparmiar sangue attendendo che la citt

Allora i sei uscirono, si armarono, si coprirono il volto, impugnarono il fioretto, e, come assalitori, si strinsero intorno al Lautrec, il quale stette parato alle prime percosse.

Non valse ad arrestarlo il fuoco micidiale del forte S. Salvatore e della Cittadella, traenti bombe e mitraglia contro gli assalitori; tutti questi luoghi difesi dalle truppe borboniche dovettero cedere all'imponenza del furore cittadino, mentre i nemici della patria, atterriti e sbaragliati, correvano a gambe levate a cercare rifugio nella Cittadella, unico punto ormai di loro salvezza.

I due beduini colpiti dalle palle delle sue pistole caddero l'un sull'altro colle cervella bruciate. CAPITOLO V. La Fuga. Respinti i primi assalitori, Omar e Fathma comprendendo il gran pericolo che correvano se si lasciavano prendere, si gettarono contro la porta della stanza rimasta semi-aperta.

Presero a farle giuocare: un proietto percuoteva nelle mura, l'altro nella torre, sconquassandola e facendola sempre più piegare, e i nemici ridacchiavano e ululavano i troppo presti assalitori così sfracellati dagli amici.

La forza della piazza resistè al violento attacco, la guarnigione si difese strenuamente e la mancanza di viveri costrinse gli assalitori a sgomberare. Quando Montoni si vide di nuovo pacifico possessore d'Udolfo, impaziente di aver ancora Emilia in mano, mandò a cercarla. Costretta a partire, la fanciulla, diè un tenero addio alla dolce Lena.

Si udì un calpestio precipitato, un fragor di sciabole e uno scricchiolio di rami furiosamente schiantati. Abd-el-Kerim rosso d'ira, con una frusta nella dritta e una pistola nella sinistra, apparve, e dietro a lui Hassarn e l'intera compagnia dei basci-bozuk. Egli si scagliò in un lampo sui due assalitori. Miserabile! ruggì egli, sferrando Notis in faccia.

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