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Aggiornato: 7 luglio 2025
Non più tardi del passato aprile cinque arrestati a Rosario, dipartimento Belgrano, sono stati bastonati dai commissarî al punto che uno dei disgraziati è stato ridotto in gravi condizioni, senza conoscimento e senza favella. Un corrispondente della Prensa ha scritto da Belleville sulla abituale crudelt
A uno degli arrestati, che gli aveva dato il buon giorno, rispose che era ammalato, gravemente ammalato e che, se non lo si lasciava andare presto, sarebbe morto in prigione. Fu una nota che diffuse un po' di tristezza in coloro che gli erano vicini. I carrettoni che li portavano al Castello erano nicchie che obbligavano gli ammanettati a stare con le labbra ai fori della respirazione.
Al primo presentarsi della truppa, quegli otto valorosi, che avevano la custodia del deposito, tentarono una resistenza impossibile esplodendo i loro fucili, ma ben presto furono sopraffatti dal numero, e alcuni di essi vennero uccisi, altri arrestati. Così le armi che dovevano servire alle forze della rivolta, caddero in potere dei satelliti dell'oppressione.
I barcaiuoli posto piede a terra si slanciarono di corsa sulla riva coi fucili in mano, ma vennero arrestati da un fuoco infernale che usciva dalle finestre del primo piano. I beduini, barricatisi e nascostisi dietro le imposte, sparavano a colpo sicuro coi moschetti e colle pistole, urlando come anime dannate.
Certo i ladri non sarebbero stati meno di due o di quattro, forse anche di più che gioia!.... e avrebbero avuto delle buone armi.... E come trattarli?... Colle buone?.. peggio! non si sarebbe fatto nulla: bisognava dir loro assassini, furfanti, paltonieri, non mi sfuggirete; sono il Commissario generale io, domani sarete arrestati, e giuro al cielo che vi farò impiccare come tanti cani, senza darvi il tempo di fare un esame di coscienza.
I patrioti che accorsero al segnale dello scoppio furono arrestati dalle grosse pattuglie che sbarravano le vie. Al Campidoglio, a Piazza Colonna, gl'insorti erano sbaragliati. Solo resisteva ancora la Porta San Paolo. E contro quell'ultimo baluardo della libert
Al minimo rumore che la seccava, metteva la bocca al buco e diceva: Eh, fate silenzio o vi mando dentro una pallottola! Più di uno degli arrestati, per proteggersi dalla «pallottola», è stato obbligato a far chiamare il capoposto. Don Davide, che non ha mai avuto paura di farla a pugni con coloro che lo hanno insultato e come uomo e come prete, nella sua stanza si sentiva a disagio.
È avvenuto quello che doveva avvenire. Coi continui arresti non sappiamo più dove mettere gli arrestati. Ieri eravamo 1048. Il numero eccessivo ha obbligato il direttore a ficcarne, parecchi, tre per cella, coi pagliericci in terra. Fortuna che non fa troppo caldo. L'ultimo pesce grosso che registrai fu don Davide Albertario. È alto, dalle forme erculee.
Messo alle strette s'imbroglia e si contraddice; si rifiuta per non violare i segreti di Ufficio, a scoprire la fonte delle sue notizie; ma oltre ai comuni confidenti di polizia, insinua che ebbe tutto comunicato da un membro del Comitato Centrale, completando la campagna da lui condotta contro uno dei tre membri del Comitato non arrestati immediatamente e che lasciava comprendere di non volere arrestare.
Dicevano che il suolo era lubricato, per dire che non si poteva stare in piedi. Erano stati arrestati a domicilio. Si capiva, dal tutt'assieme, che erano pesci grossi perchè non si mischiavano con gli altri. Più tardi è entrato un signore con tanto di catena d'oro. Ci disse che era stato arrestato sullo stradone di Abbiategrasso. Veniva a Milano in carrettella e non sapeva dei disordini.
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