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Aggiornato: 7 ottobre 2025
Che fai? balbettò Ariberti confuso. Tu ti privi per me... Non temere; ne ho più del bisogno. Son ricco, sai? Guadagno un dugento lire al mese e fo ancora qualche sparagno. E come? chiese Ariberti, meravigliato più dei guadagni che non dei risparmi del suo amico Filippo.
Ecco qua una piegolina sull'angolo della carta, che vorrebbe dirmi «signora Giselda, sono venuto, non c'eravate, a rivederci un altro giorno, la mia visita è fatta, mi son levato un peso dal cuore». Quante cose in una piegolina! notò sarcasticamente Ariberti. Io non ce le ho messe davvero.
Quanto al mio Ariberti, debbo soggiungere che egli si pentì subito di quel suo moto d'allegrezza, e che ne fece buona testimonianza ai compagni. In verit
Una cosa sola mi annoia, ed è questo dover ricevere ogni giorno, quasi ogni ora, quando la mente avrebbe mestieri d'un po' di riposo. Signora, io me ne vado; disse Ariberti, alzandosi dalla sua scranna. Perchè? dimandò ella con aria attonita. Ma...: per lasciarvi riposare. Cattivo! Non ho parlato mica per voi.
Pur troppo non lo sono più! disse Ariberti sospirando.
La carrozza si allontanò, e la signorina Mary chiudendosi nella sua mantellina, si strinse al fianco del suo cavaliere, prima ancora che egli avesse pensato ad offrirle il suo braccio. Andarono un tratto, silenziosi; ella aspettando che Ariberti parlasse, egli non sapendo che dirle. Finalmente, veduto che egli non avrebbe aperto bocca, ella si pose a rompere il ghiaccio.
Amarla e maledirla; questa doveva essere la sorte del mio e vostro Ariberti. La marchesa di Rocca Vignale amò in lui due pregi secondarii, l'eleganza e la fama; del suo cuore non indovinò gli spasimi, bastandole la servitù quotidiana; del suo ingegno non si avvide, fuorchè per la lode a lui data dagli altri, ma non volle o non seppe studiarlo a fondo, per farsene la custode e l'ispiratrice.
I visitatori ad un per uno se n'erano andati, rispettando i diritti dei cavalieri serventi, e dopo di loro uscivano Ariberti e il personaggio muto dando il braccio alle dame, o pedine che fossero; perchè io non ci ho predilezione per un vocabolo sopra l'altro, e lascio libera la scelta ai lettori.
Fiutavano anch'essi la chiusa del romanzetto, o rispondevano ad una chiamata? Ariberti non ne sapeva nulla, ma si adombrava di tutto. Il cattivo umore lo rendeva ancor più geloso che per sua natura non fosse.
Della gloria di Ariberto Ariberti e di qualche sciocchezza ch'ei fece.
Parola Del Giorno
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