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Aggiornato: 7 luglio 2025
Così adunque ebbe fine quell'altra passione di Ariberto Ariberti. Venne un mattino uggioso e freddo, sebbene fosse gi
Fortunatamente per lui il bravo giornalista aveva quella sera da compiere il suo giro teatrale e non si tratteneva che pochi minuti. Scambiate alcune parole intorno allo spettacolo, si dispose a partire, invitando Ariberti ad andare con lui.
Ariberti non sapeva se dovesse rallegrarsi o dolersi di quei cenni, che la signora Szeleny gli aveva buttati l
Poco stante, l'altra carrozza giungeva sotto la tettoia, e i nostri personaggi si mossero verso l'uscio; due di essi per fare i convenevoli alla parte contraria, gli altri due per dare una sbirciata a quelle faccie proibite. Ariberti, se i lettori rammentano, ci aveva ancora da conoscere il suo avversario.
Ariberti, tutto pieno de' sopraccapi com'era, non ebbe agio di gustare l'arguzia. Ora, ripigliò il nostro eroe, egli sembra che la ragazza ci avesse un cugino, diventato tenero tutto ad un tratto della parentela, il quale ha trovato le lettere mie e gli hanno preso le furie. Un cugino! esclamò il Candioli. Fosse almeno un fratello! E come si chiama questo cugino? Donde viene? Che cosa fa?
Il quale, andato a fargli la sua visita di condoglianza, con quella dimestica schiettezza che deriva da un incontro d'armi nobilmente sostenuto, gli disse: Ariberti mio, ella non è stoffa da uomo politico. E perchè di grazia? chiese Ariberti sorridendo.
I fatti non tardarono a dimostrarglielo. Il ministero era caduto, sotto il peso d'una votazione solenne, provocata dal discorso di Ariberti e da un ordine del giorno dei soliti deputati che hanno la privativa di queste manifatture.
Ariberti stette in forse un istante. Ma un'idea gli era passata pel capo; che si trattasse di una scommessa, d'un punto da vincere, o altro di somigliante. La ruvidezza in questo caso gli avrebbe fatto un cattivo servizio; la urbanit
Ariberti concedette la mano con molto decoro a quei due mascalzoni, che si affrettarono a ritornare dal loro povero Nanni. Potr
Nicolino Ariberti. era rimasto sovra pensieri. Quella timida occhiata di Filippo Bertone gli stava sul cuore. Perchè non l'ho io salutato? andava dicendo tra sè. Imparerò anch'io a giudicar gli uomini solamente dall'abito? Torniamo a noi; gridava intanto il Ferrero. -Si pensa sul serio a metterla in luce, la Dora? Ma si, certamente.
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