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Aggiornato: 19 maggio 2025


Come noi aremo dato al corpo il suo bisogno per ristorarlo di quel che continuamente perde e consuma, entreremo nella disputa che ci resta. APISTIO, DICASTE, FRONIMO e STREGA.

PANURGO. Ma quello di che ti aremo maggior obligo, è la prestezza, che non è cosa di che abbiamo maggior bisogno. Al vostro servo promettete la mancia da nostra parte, accioché corra e usi diligenza. ALESSIO. Vado. PANURGO. E se non possiamo per adesso darvene piena ricompensa, almeno conosceremo il beneficio e resteremo con obligo di riservirvelo; e perdonateci del fastidio che vi diamo.

SENNIA. Vive e si sta maritata in Salerno molto ricca. LAMPRIDIO. Eunèmone suo fratello come vive? SENNIA. Son dieci anni che si morio. LAMPRIDIO. Duolmi di non poterlo veder vivo. Ditemi, mia sorella Olimpia è maritata? SENNIA. L'abbiamo giá per maritata e questa sera abbiamo destinata alle sue nozze: aremo doppia allegrezza.

FORCA. Ho buone spalle per la villa e per la casa: tra le bastonate e le mie spalle ci è una antica amicizia, un invecchiato parentado: ci ho fatto il callo, non mi son cose nuove, mi son fatte naturali. PIRINO. Come faremo che non se ne accorga? FORCA. Aprimogli il scrittorio con il grimaldello; poi, quando gli aremo gli li restituiremo. PIRINO. Buon'arte m'insegni.

FORCA. E di che cosa? PANFAGO. Crepo della traditora fame. FORCA. Dio ti ci mantegna. PIRINO. Panfago, abbiamo bisogno di te; e se ci aiuti, te ne aremo obligo. PANFAGO. Per acquistarmi la vostra grazia andrei nel fuoco. PIRINO. Se, non avendomi mai fatto servigio, la casa mia t'è stata sempre aperta, pensa che sará se ricevo da te cosí segnalato servigio.

LECCARDO. Per farvi saper la nuova piú saporita; ché si t'avessi detto cosí il tutto alla prima, non ti sarebbe piaciuta. Non solo aremo da Chiaretta quanto vogliamo; ma m'è venuto fra' piedi quel capitano balordo, innamorato di Calidora, il qual ci servirá molto a proposito, di modo che ci si trovará gentilmente beffato e vostro fratello tradito.

ANTIFILO. Ed io restarò in casa a far compagnia alle donne. LIMOFORO. Tu vieni meco, ché il maestro ará cura di loro: che come aremo Giacomino in Vicaria, cercheremo come passò il fatto e, trovatolo colpevole, cercheremo il modo come le sia restituito l'onor suo. ANTIFILO. Ma bisogna si facci il tutto con prestezza, ché Cappio con un'altra nuova invenzione non ce la ritoglia dalle mani.

Tu sai i patti nostri: aiutarci l'un l'altro, ché cosí aremo i corpi pieni di buoni bocconi e le borse di contanti. Queste occasioni non accadono sempre: passano, e ci pentiremo. Quello è proprio sciagurato che si fa scappar di mano queste straordinarie venture: non mancare a te stesso. Di' e poi lascia fare a me, ché ne restarai ben contento e pagato.

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