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Aggiornato: 31 maggio 2025
Ivi, si davano spasso bevendo e chiacchierando parecchi avventori; i quali dopo aver mangiato non facevano segno nè di voler pagare nè d'andarsene. L'oste non osava dir loro nulla, essendo essi miliziotti e soldati. I primi (armati di lunghi schioppi, che alle canne e ai fregi apparivano di fattura spagnuola, raccattati forse sui campi di battaglia di quelle parti, meglio che mezzo secolo prima); erano stati di quello stormo levatosi in armi il maggio di quell'anno. E avendo pigliato diletto di vivere randagi, si soffriva dal magistrato che andassero armati; perchè bisognando, facevano ufficio di guide agli Alemanni, e campavano di questa professione e di picciole rapine. I soldati poi erano gente dei vecchi reggimenti Sardi, pronti di maniere e soverchiatori, ma rispettabili par ferite delle quali portavano i segni ancor freschi, e stavano a guarirsi nel borgo. Essi avevano combattuto contro i Francesi più d'una volta, sull'Alpi marittime; adesso colle gomita sulla mensa bevevano alla salute dei vivi e alla memoria dei morti; giurando clamorosamente sugli scapolari che avevano di sotto i panni, molli di sudore e anneriti. E colle dita intrise di vino, descrivevano sulla tovaglia i campi e le ordinanze in cui avevano combattuto. A udirli, questo era il colle di Raus, quest'altro quello di Milleforche; qui il capitano Zin co' suoi cannoni, aveva mandati i sanculotti ruzzoloni giù pei dirupi come sacca di carbone; l
A giorno, quando la luce pallida di una piovosa giornata di novembre aveva illuminate le rovine del teatro, da cui si sprigionavano ancora buffi di fumo nerastro, e che don Pio aveva veduto invece dell'elegante edifizio, che il giorno prima era il suo orgoglio, un ammasso di travature rose dal fuoco, di materiali anneriti dal fumo, di statue mutilate e insozzate dal fango, s'era messo le mani agli occhi ed era corso a rifugiarsi in camera sua, dove Giorgio, che lo aspettava, avevalo messo a letto.
V'erano invece enormi ammassi d'uomini, di cavalli e di cammelli orrendamente scannati, dietro ai quali tiravano ancora i superstiti anneriti dal fumo, ubbriachi di polvere colle dita abbrustolite dalle canne di remington diventate ardenti.
Dei piccoli vetri anneriti dalla polvere oscuravano le finestre, ed i ragnateli tenevano luogo di cortine. Tutto ciò aveva l'aria sinistra e gocciolava la tristezza e la solitudine. Un romito vi poteva pregare; un malfattore scannare e fondere moneta falsa.
L'infinito armento umano ha lasciato sulle cose, nell'aria, per ogni dove le sue tracce. Le pietre delle soglie sono consunte; gli angoli sono smussati, scavati, allisciati e anneriti dalle centinaia di migliaia di mani che vi hanno strisciato su. Più in alto, all'altezza dei volti, le tavole serbano dei segni più vivi di questo doloroso passaggio: li direi le tracce delle anime. Sono nomi, date, frasi d'amore, imprecazioni, ricordi, oscenit
Però mi piace visitare questi antichi castelli nobiliari, in cui gli alberi genealogici, anneriti dalla polvere e dal fumo, pendono ancora dalle pareti, quasi piante disseccate, ed in cui le tappezzerie ciondolano dai muri non meno lacere dei diplomi feudali, che il vassallo ha finalmente fatto a pezzi.
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