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Aggiornato: 27 giugno 2025


Stanco, sfinito, anelante, il maestro Albani tacque un istante. Anastasio Natali non gli diè tempo di prender fiato: E poi?... e poi?...

Tale è l'elegia che abbiamo trovata nel manoscritto di don Anastasio e che pubblichiamo con tutta fedeltá. Le note da noi sottopostevi ne parvero opportune per la maggiore intelligenza del testo. Se nel libro regalatoci rinverremo altre cose meritevoli di essere tolte all'oscuritá, i nostri lettori non ne saranno defraudati. I due estensori |Grisostomo| P.

Come l'Albani tacque ancora, Anastasio Natali che continuava nervosamente nel suo lavoro, ripetè: E poi?... e poi?... Poi, ho finito. Ma la guarigione? Ah, ! È avvenuta da qualche mese soltanto, e non è ancora, come vedi, completa. Ero andato a passare qualche tempo al mio paese, a respirare quell'aria balsamica, a riposare gli occhi nella contemplazione del verde.

Ed ecco un altro quadro: il problema d'Amleto, essere o non essere, cioè se è meglio.... Tu dovresti fare il mio ritratto così. Anastasio Natali scosse le spalle e si fregò fortemente le mani, segno che stava per rimettersi al lavoro. A noi due, stravagante; ho un'ora perduta, e se mi prometti di star buono e di lasciare in pace il teschio, ti butto giù un pastello.

Bazzetta, la testa all'aria, maneggiava con fare sbadato, uno stuzzicadenti; don Anastasio, il prete che aveva fatto allibire il povero Prosdocimo, s'era alzato, e, piano piano, come uno che cerca di sviare da l'attenzione, era andato a collocarsi presso la porta da cui era uscito don Luigi e origliava.

Mentre Anastasio Natali dava gli ultimi tocchi al suo quadro della Ginestra un orrido e deserto paesaggio vulcanico, tutto asperit

E piú sotto: «Io, prete don Anastasio Caramella, cappellano titolato in Verderio superiore, ho messa insieme questa miscellanea per mio uso ed esercizio, incominciando il giorno di pasqua dell'anno 1759 e seguitando fino al giorno di san Giuseppe del 1771, nel quale il dolore per la morte della mia buona Maddalena mi ha fatto rinunziare al mondo ed alle vanitá».

Anastasio Natali non seppe più contenersi. Insomma, o sono imbecillito io, o sei tu che hai l'aria d'uno scemo. Come un velo d'ombra passò sul viso del maestro Albani. Il pittore alzò gli occhi al lucernario: era una nube che aveva oscurato il sole?... La giornata era sempre tersissima. Che cos'hai? Ti senti male? L'Albani si era passata una mano tremante sulla fronte.

VIGNAROLO. Io ne son padrone da quel tempo che ne fu padrone Guglielmo. GUGLIELMO. Chi Guglielmo? VIGNAROLO. Degli Anastasi. GUGLIELMO. Guglielmo Anastasio? quello che andò in Barbaria per saldar la ragione con quel suo compagno e si sommerse nel golfo? VIGNAROLO. Quello che tu dici. GUGLIELMO. Or se Guglielmo si sommerse in quel golfo, come or si trova vivo nella cittade?

Ecco l'elegia ricopiata tal quale dalla Miscellanea del cappellano. Ma no: bisogna che i lettori sappiano in prima una cosa, e la si dica. L'elegia è preceduta da una Notizia storica, compilata da don Anastasio. Sono descritte brevemente in essa le circostanze che diedero occasione al componimento patetico.

Parola Del Giorno

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