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Aggiornato: 18 giugno 2025
BALIA.... Ha inventato il piú bello e colorito inganno che possa imaginarsi, non solo di schivar queste nozze cosí odiate da lei ma di venir al fin di questo suo amore.... ANASIRA. Che inganno è questo? BALIA. Bastiti quanto t'ho detto. ANASIRA. Non mi lasciare al meglio con la bocca sciapita, eh! Onde hai tu imparato cominciar una istoria de innamoramento e non venir al compimento fin al dolce?
ANASIRA. Troppo è misera la condizion delle donne, poiché ne bisogna tòr marito a voglia di parenti, col quale abbiamo a vivere fin alla morte. Sia benedetta l'anima di mia madre, che per aver tolto un marito per forza a voglia di suo padre, se ne tolse cinquanta a voglia sua, e a me ne fe' provare prima dieci e poi mi diede l'elezion di tormi qual piú mi piacesse!
BALIA. Egli non mai fu in Napoli; e Olimpia l'ha fatto intendere per un certo Giulio studente, amico comune, che per quanto ha cara la grazia sua, per una cosa importantissima non venghi a Napoli prima che sia avisato, accioché non fusse riconosciuto da alcuno, come dici. ANASIRA. Come Sennia non s'accorgerá che questo non è suo figlio?
BALIA. Sempre ch'io ben considero gli andamenti di questa vita mi par proprio di vedere una comedia, che n'ho viste recitar molte a' giorni miei. Le cose riescono al contrario di quel che pensiamo: chi piú crede sapere manco sa, tal si crede avere una cosa in mano ch'altri poi gli la toglie, e si sta sempre in continuo travaglio. ANASIRA. Buon dí, balia.
BALIA. È vero; ma a te non tocca di saperlo. ANASIRA. Donde ti è nata tanta secretezza? BALIA. Donde a te tanta curiositá. ANASIRA. Se non fussi stata la prima a pregarti che lo dicessi, m'aresti pagata che t'ascoltassi, che poco anzi per aver carestia di chi t'ascoltasse, l'andavi raccontando a questa piazza.
E accompagnò queste ultime parole con certe lagrimette che si pensò la madre che fussero nate dalla pietá di lei.... ANASIRA. Che disse la madre? non si commosse tutta? BALIA.... Lodò molto la sua amorevolezza, la baciò in fronte affettuosamente con dirle che non era nata per star sempre in casa.
S'han dato la fede di nascosto d'esser marito e moglie; e non altro che la commoditá manca a dar fine agli affanni loro. E di questo amore Mastica, il servitore di casa, era il mezzano, che Lampridio l'avea corrotto con dargli benissimo da masticare.... ANASIRA. Questo deve essere il suo primo amore: però è cosí furioso.
BALIA. Eh! come sta la sfortunata giovane? non ci è piú segno di quella sua bellezza. Se la vedessi non la conosceresti: par un'altra, tanto è trasfigurata. Sta di sorte che s'avessi pensato vederla in questa sciagura, me l'arei affogata a lato quando era bambina. ANASIRA. Balia, narrami alcuna cosa, ché ben sai che non hai comare né amica piú cara di me.
Il che Sennia non solo se l'ha creduto ma n'ha preso un'allegrezza cosí grande che non cape nella pelle e va scalza per le chiese e fa gran voti. Or da questa credenza Olimpia ha pigliato piú fidanza di seguire.... ANASIRA. A che effetto cotesto?
BALIA. Deh, per amor di Dio! ANASIRA. Io scherzo cosí teco. BALIA. Ti farei compagnia, se non avessi a ragionar con Mastica su questo fatto; e però son uscita e giá lo veggio venir in qua. MASTICA parasito, BALIA. MASTICA. Dicono i medici del mio paese che si trova una infermitá che si chiama «lupa», che dá una fame tanto affamata che quanto piú mangia piú s'affama.
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