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Aggiornato: 16 maggio 2025
A questo punto l'Amira accennò con la mano il volto pesto, volendo, per quello che ne sembra, cominciare ex abrupto. Non gli lasciò formare parola Manfredi, che di súbito aggiunse: «Se il Profeta ti compiaccia di quello che ami, noi sappiamo, fedele Amira, ciò che vuoi esporne, e ti abbiamo chiamato per questo: nè il nostro sonno fu nella trascorsa notte come il sonno delle precedenti tranquillo, nè così splendida come altro giorno ci apparve stamane la luce, nè così grato il melodioso mattinare degli uccelli del Signore. Ecco che piacque a lui, che può tutto, amareggiare il suo servo, e abbeverarlo nel liquore dell'affanno; Dio è grande, sia fatta la sua volont
«Tu favelli le parole del savio, Conte Giordano: così tu avessi favellato sempre! Omar, Hussein, Soraka!» appellava Jussuff rivolto allo squadrone: i chiamati uscirono di fila, ed egli comandò loro: «per la fede che vi tiene soggetti a me vostro Amira v'impongo, che se questo Cavaliere mi ammazzer
Menavano l'Amira sanguinoso ai quartieri, e Giovanni Villani racconta,¹ come i Saraceni, vedutolo così mal concio, e intesane la cagione, tanto sdegno gli ardesse, che tolte le armi corressero addosso ai Cristiani, i quali avendoli ricevuti a visiera calata, ne sorgesse una zuffa fierissima con la peggio dei Saraceni: la nostra Cronaca però espone che ben essi volevano fare il diavolo e peggio, appiccare il fuoco alla terra, mandare a sangue ogni cosa, e poi ne venisse che cosa poteva venirne; ma lo Amira li trattenne, gridando, non volere che nessuno fosse sì ardito d'intromettersi nei suoi affari, essere quella privata offesa, e privatamente doversi diffinire; a eterno vituperio gli tornerebbe se altri si mostrasse più pronto di lui stesso a vendicare il suo onore; si rimanessero; a chi primo si fosse di un solo passo avanzato avrebbe di propria mano fatto balzare la testa dal busto: onde, aggiunge la Cronaca, i Saraceni persuasi dall'arringa, in particolare dalla perorazione, consentirono, sebbene di mala voglia, a quetarsi.
«Rimetti, Amira, nel tuo Re la querela; te ne prega Manfredi.» «Io l'ho rimessa al taglio della mia scimitarra:» e la trasse luccicante dal fodero mettendola sotto gli occhi di Manfredi «chiedigli ch'ei te la ceda; se ti risponde, è tua.» «Jussuff, noi lo vogliamo.» «Lo vuoi?
«Fermati, Amira, tu fai torto alla persona del Re!» esclamò, interponendosi, Manfredi. «Oh! fatti in l
«Sì, puoi morire con questa certezza.» «Amira, ascoltami: nè io, nè tu, sappiamo su quale delle nostre spade adesso si posi la morte: non gi
Manfredi ascoltava per via, come sparsa fama tra i Saraceni del rifiuto ch'ei aveva fatto allo Amira di concedergli campo contro Angalone, abbandonassero i posti, e si riducessero nei quartieri a piangere sul corpo di Jussuff, quasi che fosse sepolto; come i nemici prevalendosi della occasione scalassero le mura, e se ne fossero impadroniti: si turbava, non si avviliva per questo, e affrettandosi alla fazione passava sotto i quartieri dei Saraceni, e chiamava: «Jussuff!
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